Salvini ora apre il fronte fisco. Fa pesare il trionfo della Lega alle elezioni europee. Ha detto basta al rigore finanziario. Per rinnovare il Parlamento europeo ha sbancato martellando sul tema sicurezza, migranti e reclamando la revisione delle regole sull’euro. Adesso vuol difendere il portafoglio degli italiani, punta sul fisco.
Ha utilizzato ancora una volta Internet. Si è affacciato su Facebook e ha annunciato: «La priorità è abbassare le tasse». Ha rilanciato la flat tax con la quale già si affermò nelle elezioni politiche del 2018: la proposta riguarda imprese e famiglie, costa trenta miliardi di euro ed è «documentata centesimo per centesimo».
Salvini rompe gli argini delle competenze di governo. Finora, salvo qualche strappo, si era occupato dei temi riguardanti il suo incarico di ministro dell’Interno: criminalità, terrorismo, sicurezza, immigrati. Adesso entra a gamba tesa sul fisco, sull’economia, tema di competenza di Conte (presidente del Consiglio), di Di Maio (ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, di Tria (ministro dell’Economia). A Giuseppe Conte, a Luigi Di Maio, a Giovanni Tria ha indicato la strada da percorrere per abbassare le tasse e sostenere la crescita: in sostanza li ha “commissariati”.
Non solo. Il segretario della Lega ha commissariato anche il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi proponendo ai leader della Ue «una conferenza europea» sul lavoro, gli investimenti e la crescita economica. L’obiettivo è di cambiare le regole europee, privilegiando la lotta alla disoccupazione al posto del rigore sul deficit e il debito pubblico. Salvini vuole anche cambiare il ruolo della Bce (Banca centrale europea), affidandole il mandato di “garantire” il debito degli Stati in modo da tenere bassi i tassi d’interesse sui titoli del debito pubblico dei vari governi di Eurolandia.
La strada è tutta in salita. La “garanzia” della Bce sul debito in passato è sempre stata respinta dalla Germania e dagli altri paesi del nord Europa perché non vogliono pagare “il lassismo” di bilancio dell’Italia e delle nazioni del sud. E subito dopo il voto la commissione europea ha inviato una lettera critica all’Italia sul debito pubblico: potrebbe essere la premessa delle sanzioni per la violazione del patto di stabilità sull’euro.
Lo spread non perdona. Il differenziale tra i rendimenti dei Btp decennali italiani e gli analoghi tedeschi è immediatamente risalito intorno a 290 punti rendendo più caro il finanziamento del debito pubblico del Belpaese. La Borsa di Milano ha segnato un crollo dopo l’altro. Molto dipende dalla guerra dei dazi tra Usa e Cina ma l’alto deficit e debito pubblico italiano, sommati all’intenzione di Salvini di aumentare la spesa, getta una pericolosa benzina sul fuoco.
La tensione politica diventa altissima, qualcuno ipotizza la crisi di governo. Conte smorza. Il presidente del Consiglio ha precisato ai giornalisti: «Non mi sento commissariato». Quindi ha sdrammatizzato: «Salvini ha proposto una flat tax da 30 miliardi? Non abbiamo ancora iniziato a discutere della manovra economica».
Niente crisi, almeno per ora. Il segretario della Lega, vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno spinge sul pedale del freno. Ha assicurato ai giornalisti: «Giuseppe Conte ha la mia piena fiducia», non si permette «di commissariare qualcuno». Però ha chiesto «il rispetto del contratto di governo» perché «bisogna rispettare gli impegni presi con gli italiani» cominciando dal fisco e dalla modifica delle regole europee.
Salvini parla da vincitore, dall’alto del 34% dei voti conquistati alle europee del 26 maggio. Di Maio, invece, rischia di pagare il prezzo della Lega divenuta il primo partito italiano al posto del M5S. Rischia perfino di essere disarcionato da capo politico pentastellato per la disfatta patita per mano del Carroccio. Il presidente del Consiglio, vicino ai cinquestelle, è indebolito. Se non c’è un commissariamento di Conte e del governo grillo-leghista poco ci manca. Lo scontro avviato da Salvini per il predominio sull’esecutivo populista è appena iniziato.