Elezioni politiche anticipate per rompere l’assedio? L’operazione è molto difficile per Matteo Salvini stretto nella morsa del Russiagate. Il segretario della Lega, dopo mesi di scontri continui con Luigi Di Maio, si è mostrato pessimista sulla tenuta del “governo del cambiamento” perché «la fiducia è finita anche sul piano personale».
Salvini aumenta gli strappi. Inalbera contro il M5S la bandiera del “traditore”, che si allea con il Pd e con i vecchi partiti europei, per eleggere a Bruxelles la popolare tedesca Ursula von der Leyen come presidente della commissione Ue. Teme l’ombra di un governo tra i cinquestelle e i democratici, teme che possa arrivare in Italia da Bruxelles. Così adombra le elezioni anicipate: «Dopo questo governo non ce ne sono altri. Se non ha più senso andare avanti, allora la via è quella del voto». Sembrerebbe intenzionato a lavorare per ottenere le elezioni politiche anticipate già in autunno, al massimo nella prossima primavera.
Così l’attenzione si sposta sul Quirinale: spetta a Sergio Mattarella verificare, in caso di crisi di governo, se in Parlamento c’è una maggioranza alternativa capace di dare vita a un nuovo esecutivo. Oppure spetta al presidente della Repubblica nominare nuovi ministri in caso di rimpasto dell’esecutivo (Salvini potrebbe discutere con Di Maio un “nuovo contratto” e i ministri cinquestelle dei tanti “no” Toninelli e Trenta potrebbero essere sostituiti).
Sono molti i problemi tecnici e politici sulla strada del voto anticipato. C’è anche la resistenza dei deputati e senatori ad andare a casa dopo appena un anno di mandato (e tra i grillini sarebbero ben poche le persone che potrebbero tornare in Parlamento dopo il dimezzamento dei voti patito alle europee).
Soprattutto c’è da fare i conti con il fantasma del Russiagate. Il caso dei supposti fondi russi alla Lega è una patata bollente difficile da digerire per Matteo Salvini. Il segretario della Lega, vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno ha ripetuto all’infinito: non c’è stato alcun finanziamento di Vladimir Putin al Carroccio per la campagna elettorale per le europee. Ma Gianluca Savoini, definito da Mario Borghezio «un soldato della Lega», è stato indagato dalla procura della Repubblica di Milano per corruzione internazionale. È al centro del Russiagate, era sempre accanto a Salvini a Mosca e a Roma quando si parlava di Russia. La registrazione di un colloquio di Savoini nell’Hotel Metropol di Mosca fa emergere possibili finanziamenti del Cremlino alla Lega nella campagna elettorale per le europee.
Il Russiagate è un incubo. Salvini è sotto schiaffo. È un abile oratore, un brillante comunicatore, ma faticherebbe non poco a condurre una campagna elettorale smentendo, come ha fatto finora, tutte le accuse, ripetendo di non aver preso né un rublo, né un dollaro, né un euro. Il trionfale 34% dei voti raccolti alle europee del 26 maggio era salito al 37% nei sondaggi ma adesso si assiste a una lieve discesa al 36%. Il grande consenso leghista potrebbe clamorosamente sfaldarsi davanti alle accuse dei pentastellati e delle opposizioni. Un assaggio è già arrivato da Di Maio: il M5S al governo con il Pd «è una falsità, una falsità volgare» lanciata da Salvini per «coprire il caso dei fondi russi».
Nessuno, poi, intende prendersi la responsabilità di far cadere “il governo del cambiamento”, quello messo in pista nel giugno del 2018 contro le élite e l’Europa a trazione tedesca. Così, forse, potrebbero essere ricuciti i tanti duri contrasti come è accaduto in questo primo anno di governo populista. Del resto anche Di Maio appare in grande difficoltà. Dopo il dimezzamento dei voti al 17% delle europee, ha bisogno di tempo per recuperare terreno. Non a caso ha difeso il governo («escludo che ci possa essere una crisi») e ha invitato il collega vice presidente del Consiglio a un incontro chiarificatore.