Salvini sbanda tra
“zingaraccia” e “zecca”

Insulti di Salvini, Matteo Salvini

Matteo Salvini

Degenera la rissa continua nella quale è sprofondata la politica italiana. Gli insulti di Salvini piovono perfino sui normali cittadini.  Al segretario della Lega sono saltati i nervi. All’inizio di agosto, tramite Twitter, ha sparato una bordata contro un’abitante di un campo nomadi vicino a Milano: «Stai buona, zingaraccia, stai buona, che tra poco arriva la RUSPA».  Successivamente è tornato a urlare «zingaraccia» in un comizio ad Arcore. A metà luglio se l’è presa con Carola Rackete. Parlando di migranti alla festa della Lega a Barzago, Lecco, è stato pesantemente offensivo: «Pure la zecca tedesca mi ha denunciato!».

Le parole pesano come pietre. Sono due bruttissime espressioni «zingaraccia» e «zecca tedesca», fanno leva sui peggiori umori in circolazione contro i rom (malvisti per i furti) e contro la Germania (avversata per la sua supremazia economica sull’Europa). Le due donne non erano state tenere. La donna rom era stata addirittura minacciosa: «Salvini dovrebbe avere un proiettile».

Insulti di Salvini, Carola Rackete

Carola Rackete

La comandante della nave Sea Watch 3, invece, aveva avanzato un esposto contro Salvini chiedendo la chiusura dei suoi profili Twitter e Facebook perché «istigano a delinquere». Niente male come accusa al ministro dell’Interno, l’uomo con il compito d’impedire le violenze, reprimere i reati e far rispettare la legge.

Il vice presidente del Consiglio, ministro dell’Interno, segretario della Lega è sotto pressione per tanti motivi: dalla sfiducia presentata contro il suo stesso governo ai possibili guai giudiziari per l’inchiesta della magistratura sui supposti fondi russi al Carroccio. Non è facile incassare i tanti «insulti», come li ha definiti lui, partiti in particolare dai grillini. Più volte, poi, gli sono arrivate perfino minacce di morte per le sue battaglie contro gli sbarchi in Italia dei migranti.

Insulti di Salvini, il ministero dell'Interno

Il ministero dell’Interno

Lo stress è forte da un anno, da quando nel giugno 2018 decollò  l’esecutivo grillo-leghista, il primo ministero populista nella storia dell’Europa occidentale. Tuttavia Matteo Salvini non può permettersi, anche in situazioni difficili, di cedere al nervosismo.

A Salvini è vietato lanciare insulti. Non può utilizzare né gli insulti né il turpiloquio contro gli avversari politici. Non lo può e non lo deve fare soprattutto contro normali cittadini anche se stranieri. Non lo può e non lo deve fare non solo per rispetto alla buona educazione ma perché è il ministro dell’Interno anche se di un governo da lui stesso messo in crisi: ha un compito delicatissimo di garanzia istituzionale verso tutti. Amintore Fanfani, l’effervescente statista della Dc, raffinato intellettuale, quando guidava il Viminale era un uomo attentissimo alle regole istituzionali, composto, di pochissime parole.

Certo era un’altra era politica, erano gli anni della Prima repubblica con la Tribuna politica sulla Rai e senza Internet, Facebook e Twitter. Ma le regole vanno rispettate sempre, in primo luogo dal ministro dell’Interno, il Capitano (come lo chiamano i leghisti) alla guida di un potente centro di potere pubblico.

 

R.Ru.