Missione fallita. La guerra lampo progettata da Matteo Salvini è finita (per il momento) con l’isolamento della Lega che adesso non può contare nemmeno sull’appoggio di Berlusconi. Il risultato è che adesso, fallito il “Blitkrieg”, il “Capitano”, esattamente come accade nei veri teatri di guerra, deve attuare una velocissima ritirata. Ed è esattamente quello che sta facendo, mostrando però tutti i suoi limiti.
Aver riunito tutti i suoi parlamentari davanti alla Camera, per smentire le voci di dissensi all’interno della Lega, improvvisando una sgangherata conferenza stampa all’aperto non è stata una grande trovata. Anzi è apparso un segno di debolezza.
Esattamente come il giorno prima al Senato, quando non è stato capace di replicare seriamente al jaccuse del presidente del Consiglio lasciandosi andare, mentre Conte lo massacrava, a gesti da piccolo teatrante, come quel bacio al rosario che è finito sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo. Altro che leader!
E così quella che sembrava la “mossa del cavallo” di un politico abile e spregiudicato che aveva deciso di capitalizzare il grande consenso attribuitogli dai sondaggi imponendo a tutti le elezioni anticipate si sta rivelando un boomerang. Come dimostra l’offerta della presidenza del Consiglio a Di Maio per un nuovo esecutivo con Cinquestelle che scongiuri il ritorno del Pd al governo.
La verità è che Salvini ha sbagliato tutto: tempi e modi. L’elenco è lungo: l’apertura d’una crisi annunciata in spiaggia invece che in Parlamento, il mancato ritiro della delegazione leghista al governo, l’essersi fatto cogliere di sorpresa dal voto congiunto di Dem e grillini al Senato, l’annuncio all’ultimo minuto del ritiro della mozione di sfiducia al governo, per evitare le dimissioni di Conte, e così il rilancio sul taglio dei parlamentari per continuare l’avventura del governo giallo-verde con l’offerta di Palazzo Chigi a Di Maio. Tutti segni di debolezza, di confusione, di assenza di strategia e di un piano B.
A rendere ancora più evidente l’isolamento della Lega che si è ritrovata sola contro tutti è stato comunque il dietrofront di Berlusconi. Che a parole si è detto d’accordo con Salvini sulle elezioni anticipate ma poi non ha fatto un passo per affidargli la guida del centrodestra unito con la sua candidatura a premier alle prossime politiche (anticipate o no).
E così il Capitano si è ritrovato al punto di partenza come semplice leader della Lega. Un’immagine resa perfettamente dal rito delle consultazioni post-crisi svoltesi al Quirinale. Con Berlusconi che è andato da Mattarella in rappresentanza di Forza Italia, imitato subito dopo perfino da Giorgia Meloni.
A ben guardare, quello dell’ex Cavaliere è stato un modo per ripagare il leader leghista delle umiliazioni subite in tutte le campagne elettorali svoltesi dopo le politiche del 4 marzo 2018. Perfino nelle amministrative, dove Salvini si presentava insieme a Forza Italia ma considerandola quasi un ingombro.