Angela Merkel ha evitato il peggio per un soffio. Il populismo sovranista ha vinto ma non ha stravinto nelle elezioni regionali di domenica 1 settembre in Sassonia e in Brandeburgo, due land chiave della Germania orientale. L’estrema destra di Alternativa per la Germania (Afd) ha dilagato, ha conquistato il 27,5% dei voti in Sassonia e il 22,5% in Brandeburgo, ma ha fallito l’obiettivo di diventare il primo partito.
I cristiano democratici (Cdu) restano il primo partito in Sassonia con il 32% dei voti e i socialdemocratici (Spd) fanno lo stesso in Brandeburgo con il 27,5% pur perdendo una valanga di consensi. Fa riflettere vedere la Spd ridotta ad appena l’8% a Dresda e la Cdu, il partito della Merkel, precipitato al 15,5% a Potsdam. È andata male anche la sinistra radicale (Linke) caduta al 10,5% in Sassonia e all’11% in Brandeburgo mentre i verdi (Grunen) sono andati bene (8,3% e 10%, rispettivamente nei due land) ma rimanendo ben lontani dal boom degli estremisti di destra.
Il voto di protesta è andato ai nazionalisti, razzisti, anti europei di Alternativa per la Germania, una formazione perfino, in qualche caso, con venature neonaziste. La protesta contro gli immigrati, la crisi economista, l’insicurezza sociale ha portato un fiume di consensi all’estrema destra. Ha pesato anche la frustrazione che serpeggia nella ex Germania comunista verso i tedeschi dell’ovest, la parte più avanzata e ricca del paese dopo il miracolo della pacifica riunificazione di trent’anni fa. Nell’ex Ddr c’è una profonda delusione per lo stato sociale, un tempo garantito dal regime comunista, ridotto per la crisi economica.
La guerra dei dazi dell’ultimo anno lanciata dagli Stati Uniti di Trump contro la Cina ha colpito le esportazioni tedesche. La disoccupazione, il calo della produzione industriale e del reddito hanno avuto un impatto pesante soprattutto sui tedeschi dell’est. Il via libera a un milione di immigrati dato dalla Merkel nel 2015 ha accentuato il malcontento del ceto medio. Di qui l’insoddisfazione, la protesta sociale cavalcata da Alternativa per la Germania.
È una botta pesantissima per la Cdu e la Spd al governo dei due stati della Repubblica federale di Germania. Michael Kretschmer, governatore uscente dei cristianodemocratici in Sassonia, autore di una strepitosa rimonte in campagna elettorale, ha tirato un sospiro di sollievo ma è preoccupato: «Alle elezioni ha vinto oggi il lato più amichevole e aperto della Sassonia». Andreas Kalbitz, capolista Afd in Brandeburgo, ha esultato: «È un risultato storico».
Anche per il governo nazionale di Berlino ha suonato fragorosamente un forte campanello di allarme. È in discussione l’esecutivo di grande coalizione tra democristiani e socialdemocratici. Da tempo l’alleanza tra i due partiti storici della Germania, un tempo avversari, perde colpi e voti. Soprattutto la Spd, a causa della grande coalizione, ha subito un crollo di consensi nella sua base operaia e tra gli elettori del ceto medio. Da tempo i socialdemocratici stanno spingendo per cambiare la linea del rigore finanziario, aumentare la spesa sociale, gli investimenti e i consumi per favorire la ripresa dell’occupazione e dello sviluppo. La cancelliera tedesca, finora, si è opposta. Forse questa nuova sconfitta elettorale spingerà la Merkel a cambiare politica. Ad ottobre si voterà in Turingia, un altro land dell’est. Anche là soffia il vento dell’estrema destra sovranista. Siamo all’ultimo avviso per la Merkel.