Avvolgente, cortese, capace, vincente. Un solo passo falso: le tasse sulle merendine, prima approvate e poi smentite. Settembre è stato un mese d’oro per Giuseppe Conte: si è imposto come leader. Caduto a Ferragosto il governo con la Lega, è riuscito nella difficilissima impresa di succedere a se stesso presiedendo un nuovo esecutivo con il Pd, l’esatto opposto della precedente compagine populista.
Conte raddoppia mentre Luigi Di Maio retrocede: da vice presidente del Consiglio e due volte ministro (del Lavoro e dello Sviluppo economico) a titolare solo degli Esteri. Gli è rimasta la carica, ma ammaccata, di capo politico del pentastellati.
È stato lo stesso Beppe Grillo a imporlo al M5S recalcitrante per un nuovo mandato da presidente del Consiglio con i democratici, i nemici storici dei cinquestelle. Il garante dei pentastellati ha decantato le capacità del professore di diritto privato pescato nel 2018 proprio da Di Maio all’università per guidare il precedente governo populista grillo-leghista. Conte, allora sconosciuto al mondo della politica, si è fatto le ossa: ha mietuto apprezzamenti negli Usa (da Trump), in Europa (da Angela Merkel e da Macron), in Vaticano (da papa Francesco tramite l’Osservatore Romano) e in Italia.
Poi è arrivato il gran salto da «mero esecutore» a leader autonomo, prima da Salvini e Di Maio e adesso da quest’ultimo e da Zingaretti. Giancarlo Giorgetti ha indicato il cambio di passo. Il numero due della Lega ai primi di settembre ha detto a La7: Conte dalle elezioni europee di maggio «ha iniziato a fare il leader dei 5 Stelle».
Conte sta riuscendo in imprese in apparenza impossibili. Ha conquistato le lodi di Cgil, Cisl, Uil già pronte allo sciopero generale contro il suo primo governo con Salvini. Il segretario della Cgil Landini ha concordato con il progetto di tagliare il cuneo fiscale sui salari: «Sono totalmente d’accordo» con Conte. Massimo D’Alema alla Festa di Liberi e uguali si è aperto con i giornalisti: «Mi fido di Conte».
Conte offusca Di Maio, sempre più contestato da Di Battista e dall’ala movimentista (deve fronteggiare una rivolta partita dal Senato che potrebbe sfociare anche in una scissione). Il presidente del Consiglio è stimato anche nel centro-destra, a parte Matteo Salvini per il quale è «un traditore». Giorgia Meloni alla festa di Fratelli d’Italia di Atreju all’Isola Tiberina a Roma lo ha trattato con considerazione: «Chiedo di salutare il presidente Conte con un applauso per l’atto di coraggio». E le contestazioni dai militanti di destra sono state minime. Anche Silvio Berlusconi, pur confermando l’opposizione al governo «più a sinistra della storia repubblicana», ha espresso stima per Conte in una intervista al Corriere della Sera: «Non da oggi ne apprezzo la preparazione e il tratto garbato».
Certo non mancano le “scivolate”. Conte ha approvato e smentito rapidamente le proposte di nuove tasse sulle merendine, sui voli e sul gasolio bocciate immediatamente da Di Maio. Ironia della sorte il passo falso del presidente del Consiglio è arrivato su delle proposte di due ministri cinquestelle: Fioramonti (Istruzione) e Costa (Ambiente) le hanno avanzate per combattere l’obesità dei ragazzi e l’inquinamento. Il presidente del Consiglio a New York per l’assemblea dell’Onu in difesa
dell’ambiente, dopo il secco no di Di Maio a nuove imposte (l’obiettivo è «di abbassare le tasse, non di aumentarle»), ha operato una brusca conversione a U. Ha sfumato su tutte le ipotesi: sulle tasse sulle merendine «non è deciso ancora nulla, la valuteremo insieme. Ci ragioneremo e ci confronteremo». Il capo grillino e ministro degli Esteri in questo caso si è preso la rivincita. Non si è fatto offuscare, ha costretto Conte a una repentina rettifica.