Napoleone Bonaparte, tra una guerra e l’altra, s’installò con prepotenza anche al Quirinale. Pochi sanno che, spodestati i pontefici, aveva una sontuosa camera da letto nella reggia dei papi, poi divenuta dimora dei re d’Italia e quindi sede del presidente della Repubblica. Pochissimi sanno che la camera da letto dell’imperatore dei francesi era decorata da 24 monumentali fregi scolpiti da José Alvarez Cubero, raffiguranti scene mitologiche e storie dell’antica Roma e dell’antica Grecia.
Praticamente nessuno sa che, sconfitto Napoleone e tornati i papi a Roma e al Quirinale, i rilievi furono smontati, messi nel deposito della Pinacoteca Vaticana e mai esposti al pubblico. Napoleone, il Quirinale, i Musei vaticani. I fregi di José Alvarez Cubero per la Camera da Letto dell’Imperatore svela la storia misteriosa e tormentata delle preziose decorazioni, dell’artista che le scolpì, della loro scomparsa, delle guerre napoleoniche che colpirono Roma e il papato. Il libro, scritto da Ilaria Sgarbozza (Edizioni Musei Vaticani, Città del vaticano 2019) sarà presentato il 2 ottobre alle ore 17 (l’ingresso è libero) a Palazzo Barberini (via delle Quattro Fontane n. 13, Roma), sede delle Gallerie Nazionali di Arte Antica.
Napoleone Bonaparte ebbe un pessimo rapporto con la Chiesa Cattolica e i papi di Roma, mentre il nipote Luigi Napoleone mandò le truppe francesi per abbattere la Repubblica Romana nel 1849 e permettere il ritorno di Pio IX. Nel 1798 le truppe rivoluzionarie della Repubblica Francese guidate dal primo console occuparono lo Stato Pontificio, entrarono a Roma, arrestarono e deportarono Pio VI, morto poco dopo. Nel 1809 fece la stessa fine il suo successore al soglio di San Pietro. Pio VII fu arrestato e deportato dai soldati di Napoleone, divenuto imperatore dei francesi, perché rifiutò di accettare l’annessione dello Stato della Chiesa. Il suo no all’uomo più potente del continente europeo è rimasto scolpito negli annali della storia: «Non dobbiamo, non possiamo, non vogliamo». Non solo. Pio VII comminò la scomunica a tutti i «depredatori del patrimonio di Pietro».
Napoleone lo deportò a Parigi, fece di tutto per umiliarlo e piegarne la volontà. Ma non ci riuscì. Sconfitto l’imperatore dei francesi, il papa tornò a Roma e riprese possesso del Quirinale. Il geniale generale sconfitto a Waterloo dalla potentissima coalizione tra l’Impero britannico, l’Impero d’Austria, l’Impero Russo e il Regno di Prussia fu esiliato nella remota isola di sant’Elena e lì ripensò agli errori della sua vita. Negli ultimi giorni di vita disse del pontefice: «È davvero un uomo buono, amabile e coraggioso. È un agnello, un vero uomo, che mi fa sentire piccolo».