Negozi a luci spente. Tasse, immondizia, buche, concorrenza dei centri commerciali, crisi dei consumi. Molti negozi di Roma mercoledì 2 ottobre hanno aderito alla protesta contro il degrado della città spegnendo luci e insegne per due ore, dalle 18 alle 20. «E’ un atto simbolico per non morire», ha detto un negoziante di viale Libia.
Giulio Anticoli, presidente dell’associazione “Botteghe storiche”, è soddisfatto dei risultati della protesta: «Abbiamo dato un segnale forte e importante: diverse zone di Roma sono state completamente al buio». Hanno aderito gli artigiani e i commercianti del centro e delle periferie. L’iniziativa è andata bene soprattutto nel centro storico attorno al Pantheon, in Prati, nel quartiere Africano, nella zona di corso Trieste.
La richiesta è meno tasse, trasporti urbani efficienti, parcheggi per le auto, strade pulite, marciapiedi in ordine. La concorrenza di super e ipermercati, dei centri commerciali e delle vendite su Internet ha causato una forte crisi.
Molti negozi sono falliti e hanno abbassato le saracinesche. Hanno chiuso i battenti artigiani, commercianti, negozi di servizi. Pesa anche il caro affitti e il calo dei consumi. Davide Bordoni, capogruppo di Forza Italia in Campidoglio, ha sostenuto la necessità di «difendere i negozi di vicinato stritolati dalla crisi» e dalla «disparità di trattamento fiscale» con i colossi online.
La crisi è pesante in tutta Italia. Secondo uno studio della Confesercenti il 2019, se non ci saranno inversioni di tendenze, si chiuderà con un calo delle vendite dello 0,4% a livello nazionale, oltre un miliardo di euro in meno rispetto al 2018, il risultato peggiore degli ultimi 4 anni. Sarebbero 32 mila i negozi chiusi dal 2011, una “moria” che distruggerebbe circa 70 mila posti di lavoro e brucerebbe almeno 3 miliardi di investimenti delle imprese.
Negozi a luci spente. I negozianti a Roma hanno “spento la luce” per riaccenderla ma il piccolo commercio ha davanti un lungo “viaggio al buio”.