Il dubbio è durato poco. Il Pd non ha un atteggiamento accomodante verso la sindaca Raggi. Nicola Zingaretti non fa sconti a Virginia Raggi dopo il varo del governo con il M5S. Ha puntato i piedi anche per non lasciare spazio alla temibile concorrenza dell’opposizione implacabile di Matteo Salvini. I consiglieri comunali democratici, assieme alle altre forze di opposizione in Campidoglio, considerano fallimentare i risultati della giunta cinquestelle a Roma.
Quando la sindaca della capitale si è presentata ai primi di ottobre nell’assemblea capitolina per parlare del problema rifiuti è scoppiato un coro di proteste. Nell’aula Giulio Cesare si è alzato un lungo grido: «A casa!, A casa!». E poi ancora: «Dimissioni!, Dimissioni!, Dimissioni!».
Inutilmente la sindaca Raggi ha dato assicurazioni sulla sorte dell’azienda comunale per la raccolta dei rifiuti: «L’Ama è e resta pubblica! Non verrà privatizzata, non verrà svenduta!». Ha ribadito la volontà di tenere pulita la capitale: l’Ama «deve ripulire la città e i bilanci».
Non è semplice. L’impresa è risultata praticamente impossibile nei tre anni di giunta Raggi. Le strade di Roma sono sempre tappezzate di cassonetti straripanti di immondizia puzzolente. In poco più di tre anni l’Ama ha cambiato ben sei consigli di amministrazione: un disastro. Il presidente dell’ordine dei medici di Roma Antonio Magi ha escluso, per ora, l’emergenza sanitaria ma ha indicato una situazione «sicuramente allarmante».
Roma non riesce a smaltire la spazzatura e la invia negli altri comuni del Lazio, in altre regioni italiane e all’estero con enormi costi. A fine settembre Virginia Raggi si è lamentata: sui rifiuti «io sono stata lasciata sola». Ha polemizzato: «Che faccio, me la mangio l’immondizia?».
Le accuse sono state rispedite al mittente sia dalla regione Lazio sia dal governo. Zingaretti, governatore del Lazio e segretario del Pd, ha rivendicato il sostegno fornito alla sindaca grillina di Roma sui rifiuti ma l’ha invitata ad essere autonoma: «Servono soluzioni durature. È rischioso contare solo sull’aiuto degli altri, ognuno si assuma le proprie responsabilità e sia autosufficiente».
Anche Sergio Costa, ministro dell’Ambiente vicino ai cinquestelle, ha contestato la Raggi: «La sindaca non è stata lasciata da sola, la cabina di regia non si è fermata neanche a Ferragosto. Ci sono gli atti firmati».
La sindaca di Roma continua ad affrontare una navigazione difficilissima. Il degrado della città è terribile. Il 6 ottobre una scrofa di un allevamento di maiali nei pressi della capitale ha ucciso un uomo e ferito gravemente il nipotino di 2 anni. Il 25 ottobre sarà un “venerdì nero” per la capitale. Scioperano i lavoratori delle 18 aziende partecipate capitoline. Si fermeranno autobus e metropolitane, rifiuti, mense, pulizie, farmacie comunali e sportelli sciali. Tutti i servizi capitolini rischiano la paralisi. Cgil-Cisl-Uil di Roma hanno proclamato lo sciopero in difesa del lavoro e per il rilancio dei servizi pubblici comunali sull’orlo del collasso. I sindacati, comunque, hanno garantito il funzionamento dei servizi essenziali.