La parola vecchi non è usata. Quota 100 e voto. Sono preferiti termini più morbidi come anziani e pensionati. Ma la sostanza non cambia: in politica cresce come un’onda gigantesca l’attacco ai vecchi, visti come dei privilegiati, in favore dei giovani.
Finora l’attacco era sottotraccia: i vecchi, considerati i garantiti nella società precarizzata, che fanno a pezzi i giovani. Adesso l’attacco è formalizzato da due pezzi da novanta della politica italiana: Matteo Renzi e Beppe Grillo. Le due colonne del governo giallo-rosso giudicano la contrapposizione di interessi tra vecchi e giovani da risolvere a favore di chi ha pochi anni sulle spalle.
Il leader di Italia Viva pone il problema dei vecchi come un “costo”. Chiede a Giuseppe Conte l’abolizione di Quota 100, la legge fortemente voluta l’anno scorso da Salvini e sostenuta dai grillini che permette il pensionamento anticipato alle persone con almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi previdenziali. Ha annunciato: si batterà in Parlamento «per cancellare Quota 100» perché «è ingiusta», i 20 miliardi di euro da spendere in tre anni «dovrebbero andare ai giovani». Amen.
Beppe Grillo non pone un problema di costi economici, ma la stessa legittimità a godere di un diritto costituzionale fondamentale come il voto. Il garante del M5S pone una domanda provocatoria: «E se togliessimo il voto agli anziani?». Parte dalla premessa che ci sono «troppi elettori anziani», che «il voto non può essere un privilegio perpetuo». L’obiettivo, anche in questo caso, è di difendere i giovani dai vecchi: l’idea di togliere il diritto di voto ai vecchi «nasce dal presupposto che una volta raggiunta una certa età, i cittadini saranno meno preoccupati del futuro sociale, politico ed economico, rispetto alle generazioni più giovani». Amen.
Renzi e Grillo, da anni feroci nemici su tutto, stranamente si ritrovano assieme nel governo Conte due e nel mettere sul banco degli imputati donne e uomini dai capelli bianchi. Il senatore di Italia Viva ritiene gli anziani un costo, il comico genovese (anche se l’ironia della provocazione è forte) considera possibile togliere alle persone mature addirittura il voto, giudicato un privilegio e non più un diritto democratico inalienabile.
Conte vede traballare il suo secondo governo nato appena ai primi di settembre. Ha replicato seccamente all’ex segretario del Pd: «Quota cento c’è, è un pilastro della manovra», e resta anche perché è stata approvata da tutti i partiti della maggioranza: M5S, Pd, Italia Viva, Leu. Ironico il commento, invece, alla singolare sortita di Grillo: «Facciamo dei sondaggi, vediamo l’orientamento di voto e poi decidiamo…».
Il presidente del Consiglio è allarmato dagli scontri continui tra i renziani e grillini. Se va avanti così l’esecutivo giallo-rosso potrebbe perfino cadere come è crollato ad agosto quello giallo-verde per mano di Salvini. Alcuni giorni fa Conte ha assicurato in una intervista al Corriere della Sera: «I ribaltoni non mi preoccupano. E poi abbiamo già visto ad agosto che mosse avventate e irresponsabili non pagano». Un chiaro riferimento alla crisi di governo causata dal segretario della Lega che non ha avuto lo sperato sbocco delle elezioni politiche anticipate.
Il buon senso e la realtà dicono che una guerra tra vecchi e giovani è folle ed è un pazzo avventurista chi la fomenta. Solidarietà ed uguaglianza sono alla base della democrazia, sono garanzia di pace e di libertà. Le contrapposizioni tra vecchi e giovani sono sempre esistite, ma si sono sempre ricomposte nella storia dell’umanità integrando valori e capacità. È un po’ quello che è successo anche nei contrasti tra donne e uomini, tra lavoratori dipendenti e autonomi.
Certo si possono percorrere anche altre vie oltremodo radicali. Una decina di anni fa Christopher Buckley scrisse un racconto satirico sui pensionati: nel libro immaginò che il governo statunitense proponesse agli ultrasettantenni degli incentivi per togliersi di mezzo ed evitare la bancarotta previdenziale: «Transizioni volontarie, pensionati suicidatevi». Fortunatamente era solo un racconto satirico e di fantasia. E poi le “pantere grigie” sono tante, vitali, combattive.