259 anni di storia nel cuore di Roma. Caffè ai romani e ai turisti di tutto il mondo dal lontano 1760. L’Antico Caffè Greco rischia di morire. Via Condotti, l’elegantissima strada tra piazza di Spagna e via del Corso, rischia di perdere una delle sue perle. Uno dei più antichi locali storici della capitale potrebbe chiudere i battenti. Martedì 22 ottobre è previsto lo sfratto esecutivo.
Tuttavia lo sfratto non è così scontato. Flavia Iozzi, titolare da 20 anni dello storico Caffè, è combattiva. Ha annunciato all’agenzia stampa Adnkronos: «Il 22 ottobre apriremo regolarmente come tutti i giorni da 260 anni a questa parte. Il Caffè Greco aprirà le sue porte e svolgerà il suo lavoro».
La vicenda si trascina da due anni. È scontro durissimo tra la proprietà dell’immobile, l’Ospedale Israelitico, e l’Antico Caffè Greco s.r.l della signora Iozzi. Nel 2017 è terminato il contratto di locazione e la proprietà dell’immobile ha chiesto un aumento dell’affitto dai circa 17 mila euro mensili a ben 120 mila. Una sentenza di primo grado ha dato ragione alla richiesta della proprietà del locale.
La vertenza giudiziaria ha avuto anche ricadute internazionali. Carlo Pellegrini, amministratore delegato dell’Antico Caffè Greco s.r.l, ha commentato con il giornale britannico Guardian: «La sentenza è incomprensibile e l’escursione dell’affitto esorbitante. Saremmo pronti a pagare di più per mantenere aperto il caffè ma non sei volte l’importo che stiamo pagando ora. Mi sento molto arrabbiato, ma combatteremo».
Il Caffè Greco non è un semplice bar elegante. Da oltre due secoli e mezzo è anche un centro culturale ed artistico nel quale s’incontrano scrittori, poeti, pittori, musicisti. Nel Caffè al numero civico 86 di via Condotti sono entrati personaggi come Gogol, Pascarella, Buffalo Bill, Charles Dickens, Henry James, Audrey Hepburn, Guttuso, Lady Diana. Il Caffè Greco è divenuto insieme un prestigioso bar, un centro culturale, uno stimolante punto d’incontro di intellettuali. Nelle sue sale si sono accumulate ben 300 opere d’arte.
Non a caso un decreto del 1953 del ministero dei Beni culturali ne prevede la tutela. Il mondo culturale romano è sceso in campo in difesa dello storico locale. Ma il Caffè Greco è un importante appuntamento per il turismo di qualità a Roma ed è una rispettabile realtà economica. Così pure i sindacati stanno dando battaglia perché sono in gioco 36 posti di lavoro. L’Ospedale Israelitico ha replicato: la proprietà «ha avviato ormai due anni fa la procedura di rilascio del locale non avendo trovato con l’attuale gestore un accordo economico in linea con il valore di mercato».
Si lavora a una possibile mediazione. L’Antico Caffè Greco, con alle spalle una attività di gestione positiva, ha già offerto il raddoppio dell’attuale canone di affitto. Poi c’è il processo di appello dal quale i titolari del locale si aspettano una sentenza favorevole alla loro posizione.
Il Caffè Greco nella sua lunga vita ne ha viste di tutti i colori. Carlo Pellegrini ha raccontato a www.spraynews.it la crisi del 1806, quando il prezzo del caffè subì un fortissimo aumento per il blocco continentale causato dalle guerre napoleoniche. Pellegrini ha illustrato l’originale soluzione a quella crisi di 150 anni fa: «Mentre le altre caffetterie di Roma per mantenere costante il prezzo della bevanda mischiarono nella polvere cicoria e altri succedanei, l’allora proprietario del Caffè Greco, per reagire al primo caso di austerity della storia si inventò la tazzina piccola». Come? «Dimezzò la tazzina e aumentò il prezzo, ma quello che offriva ai suoi clienti era caffè vero. E la clientela anziché diminuire aumentò». Perciò «anche nei momenti difficili con la volontà e il buon senso si può vincere».