Ingorghi e caos. Sciopero generale a Roma. Chi può resterà a casa o andrà fuori della capitale, ma per la stragrande maggioranza dei romani venerdì 25 ottobre rischia di essere una giornata nera da dimenticare.
Sulla città eterna cadono due distinti scioperi dei trasporti: uno nazionale di 24 ore proclamato dai sindacati autonomi Sgb-Cub, SI Cobas, Usi Ait; un altro di 4 ore deciso da Cgil, Cisl, Uil (dalle 20 a fine turno). In ogni caso saranno assicurati i trasporti nelle “fasce di garanzia”: dalle 5.30 alle 8.30 e dalle 17 alle 20.
Ma a rischio non ci sono solo autobus, tram, metropolitane della capitale; le linee periferiche di Roma Tpl; più i treni Roma-Lido, Roma-Civitacastellana-Viterbo e Termini-Centocelle. A Roma, per la prima volta, c’è uno sciopero generale. Oltre al trasporto pubblico si fermeranno anche la raccolta dei rifiuti (verrà garantito il servizio per gli ospedali e per i mercati), i servizi sanitari comunali, i nidi e scuole materne capitoline. Si bloccheranno anche i musei, gli uffici tributari e anagrafici del Campidoglio.
È un’agitazione sindacale e politica contro Virginia Raggi. I sindacati confederali hanno spiegato: «È uno sciopero per Roma» contro i gravi disservizi dell’Atac (l’azienda municipale per il trasporto urbano, 11 mila dipendenti), dell’Ama (l’azienda comunale per la raccolta dei rifiuti, 8 mila dipendenti) e «contro le umilianti condizioni» nelle quali lavorano i conducenti degli autobus e i netturbini.
Nel 2019 è il quarto sciopero dei lavoratori addetti alla raccolta della spazzatura. L’Ama ha invitato a non gettare nei cassonetti i sacchetti dei rifiuti e a tenere in casa l’immondizia venerdì 25 ottobre. L’azienda ha diffuso un comunicato stampa nel quale ha sollecitato i cittadini «a riprendere il conferimento dei rifiuti dalla giornata di sabato».
Lo sciopero di venerdì è uno sciopero politico contro la sindaca cinquestelle di Roma perché, hanno sostenuto Cgil-Cisl-Uil, gli accordi sottoscritti con la Raggi «sono diventati carta straccia». La protesta è contro il degrado della metropoli, per evitare «la morte» delle società partecipate dal comune e per difendere «il loro carattere pubblico».
La società Roma Metropolitane è in liquidazione, l’Atac ha schivato per ora questo pericolo ma i sindacati temono che l’Ama sia a un passo dalla bancarotta e dal rischio della privatizzazione. Venerdì alle 10 è stata fissata una manifestazione di protesta in piazza del Campidoglio.
Virginia Raggi ha chiesto ai sindacati di revocare lo sciopero generale per «il bene della città» e perché non c’è «alcuna giustificazione oggettiva». La sindaca di Roma ha insistito sulla strada «del confronto e del dialogo». Ma le confederazioni sindacali hanno respinto l’invito.
I buoni rapporti tra i sindacati e la Raggi sono solo un ricordo, le relazioni si sono gravemente deteriorate. Tra la sindaca grillina e i sindacati si è arrivati al muro contro muro. Lo sciopero è diventato anche politico dopo il primo ottobre, quando, hanno sostenuto Cgil-Cisl-Uil, è stato chiesto «l’intervento della forza pubblica al presidio di Roma Metropolitane». Il primo ottobre un gruppo di agenti ha sfondato il presidio di lavoratori, sindacalisti e politici delle opposizioni davanti la sede di Roma Metropolitane. Alcune persone sono cadute a terra, il deputato Stefano Fassina è rimasto ferito e alcuni sindacalisti sono rimasti contusi.