Difficilmente Mario Draghi farà il pensionato. Egli stesso non ha escluso un suo impegno in futuro. Presidente del Consiglio, presidente della Repubblica? Nella sua ultima conferenza stampa da presidente della Bce (Banca centrale europea), il 24 ottobre, se l’è cavata con una battuta: «Proprio non lo so, chiedetelo a mia moglie. Lei certamente lo sa meglio».
A luglio aveva sempre mantenuto le carte coperte, ma evitando di coinvolgere la consorte sulla sua futura attività: «Non ho ancora deciso cosa farò dopo». Draghi, 72 anni, ex governatore della Banca d’Italia, economista, professore universitario, studi negli Usa, una esperienza nel colosso bancario americano Goldman Sachs, non è un semplice tecnico. Più esattamente: è un valente tecnico con una forte caratura politica. Alla presidenza della Bce ha affrontato sfide difficilissime negli 8 anni del suo mandato. La più dura fu la Grande recessione internazionale scoppiata nel 2008 con la crisi finanziaria negli Stati Uniti.
Lo sconvolgimento devastò le economie dei paesi europei più deboli come l’Italia, la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda e la Grecia. Si arrivò a un passo dalla morte dell’euro. Draghi evitò il disastro assicurando: «Nei limiti del nostro mandato, la Bce è pronta a qualsiasi cosa per salvare l’euro. E credetemi, sarà abbastanza». Era il 26 luglio 2012, riuscì nella difficile impresa.
Varò un piano di tassi a zero interessi e quello di mega acquisti di titoli del debito pubblico dei paesi europei, così bloccò la speculazione finanziaria internazionale e la caduta dell’euro. Per molti divenne Supermario, il 31 dicembre 2012 i quotidiani Times e Financial Times lo nominano “uomo dell’anno”.
Ha mantenuto la linea dei tassi zero anche nell’ultimo anno, aiutando il governo populista M5S-Lega, mentre gli Usa avevano rincarato il costo del denaro. La scelta non è piaciuta a tutti. Gran parte del mondo politico e finanziario della Germania e dei paesi del nord Europa lo hanno attaccato. Molti giornali tedeschi lo hanno definito “un dracula” che succhia il sangue dei risparmiatori teutonici.
Draghi, freddo, determinato, è stimato e corteggiato persino dagli avversari. Donald Trump prima l’ha attaccato perché fa concorrenza sleale agli Stati Uniti svalutando l’euro, poi quasi gli ha perfino offerto il lavoro di presidente della Fed, la banca centrale americana: «Dovremmo avere Draghi, invece della persona che abbiamo».
Mentre il governo Conte due è sempre più in bilico, Giancarlo Giorgetti, ex sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio, lo vedrebbe premier di un governo tecnico entro la prossima primavera. Alcuni anni fa Silvio Berlusconi pensò a lui come presidente del Consiglio.
Qualcosa si muove sotto traccia. Milano Finanza ha proposto a Sergio Mattarella di nominarlo senatore a vita per i suoi grandi meriti. Strana coincidenza.
Giorgio Napolitano nell’autunno del 2011, mentre l’Italia era scossa da una gravissima crisi finanziaria, nominò senatore a vita il professor Mario Monti. Dopo poco l’economista presidente dell’Università Bocconi sostituì Berlusconi a Palazzo Chigi. Monti divenne presidente del Consiglio di un governo tecnico sostenuto da una maggioranza di grande coalizione.
Ma nel futuro di Draghi potrebbe esserci ancora la finanza. “Fonti informate sui fatti” parlano di una grande operazione allo studio a livello mondiale, basata negli Usa, per acquisire il Monte dei Paschi di Siena. La banca italiana fallita e salvata da un intervento del Tesoro dovrebbe diventare una potenza: il quarto istituto di credito del pianeta. E Mario Draghi dovrebbe essere nominato presidente del nuovo Monte dei Paschi di Siena.