La rivincita di Matteo Salvini sul governo giallo-rosso segna la fine dell’alleanza Pd-Cinquestelle. La straripante vittoria del centrodestra in Umbria provocherà una valanga nell’intero Paese. Sembra solo questione di tempo. Bisognerà aspettare le regionali di gennaio e soprattutto il risultato dell’Emilia Romagna.
Ma tra le vittime designate della valanga salviniana c’è anche Virginia Raggi. Contestata da tutte le parti per la disastrosa gestione d’una capitale sommersa dai rifiuti, con le metropolitane al collasso, il trasporto pubblico inesistente e le municipalizzate più importanti tutte sull’orlo del fallimento, la sindaca ha cercato la protezione del suo storico sponsor, Luigi Di Maio.
Alla nascita del governo giallorosso ha chiesto nuovamente i «poteri straordinari» per Roma capitale. Il “capo politico” di Cinquestelle ha fatto sua la richiesta e l’ha girata al governo. E se è vero che ha trovato una certa freddezza in gran parte del Pd, è anche vero che il segretario dem Zingaretti ha smesso di attaccare la sindaca. Un ammorbidimento dei toni reso inevitabile dalla neonata alleanza con il M5S, a cui fa capo la giunta che guida il Campidoglio da quasi tre anni e mezzo.
Ma adesso che il disastroso esito delle regionali umbre ha fatto tramontare qualsiasi ipotesi di alleanza futura tra Pd e Cinquestelle, per la sindaca Raggi si è chiuso anche l’ombrello del governo giallorosso. Le strette di mano con il premier Conte e gli annunci di nuove opere fatte nelle ultime settimane adesso fanno solo sorridere. La fine della giunta sembra segnata. Dipende solo dai tempi scelti da Salvini che dopo le elezioni in Umbria è ormai il leader incontrastato del centrodestra.
Annunciata subito dopo la fine del governo con i Cinquestelle, la marcia su Roma del segretario leghista in realtà è già incominciata con manifestazioni e raccolta di firme per le dimissioni della sindaca accusata per la sua «disastrosa gestione». Probabilmente la spallata arriverà dopo le regionali dell’Emilia Romagna dove il centrodestra sembra destinato a un’altra vittoria storica.
A questo punto Salvini avrà la strada spianata per chiedere le elezioni anticipate nella capitale. E potrà perfino fare una campagna elettorale durissima attaccando contemporaneamente la sindaca del M5S e il Pd, che in Campidoglio è all’opposizione, ma poi ha formato il governo con Cinquestelle ed ha tentato un’alleanza elettorale con il Movimento che ha portato la Raggi in Campidoglio.
E così, paradossalmente, Zingaretti potrebbe finire per pagare perfino per la gestione di Roma. Certo, potrà sempre dire che il suo Pd non c’entra con l’attuale amministrazione capitolina e che lui, da governatore del Lazio, ha spesso polemizzato con la sindaca. Soprattutto sulla gestione dei rifiuti. Ma poi Salvini avrebbe gioco facile a rinfacciargli l’alleanza con i Cinquestelle e l’ammorbidimento dei toni con la Raggi, come dimostra la risposta data dal segretario durante un dibattito televisivo. Quando, a chi gli chiedeva che cosa rimproverava alla sindaca della capitale, ha detto: «La mancanza di collegialità». E basta.