Per Il Sol dell’Avvenire in Italia si sono sacrificati, anche a prezzo della vita, migliaia di ragazzi, donne e uomini tra la fine del 1800 e la conclusione del 1900. Il Tramonto dell’avvenire ha reso vano ogni tipo di sacrificio. L’Italia, già come accadde con il fascismo, è stata il tragico laboratorio di un nuovo processo politico: la cancellazione della sinistra divorata da un populismo rosso-nero (Grillo-Casaleggio-Di Maio) e uno di destra (Matteo Salvini).
Paolo Franchi nel Il Tramonto dell’avvenire. Breve ma veridica storia della sinistra italiana (Marsilio, 2019) racconta il triste epilogo della morte del sogno socialista in tutte le sue versioni: socialdemocratica, comunista, massimalista. Il suo libro, che sarà presentato a Roma martedì 26 novembre alle ore 17 presso la Biblioteca di storia moderna e contemporanea (via Michelangelo Caetani n.32), scorre su un doppio binario in un racconto che va dal 1976 al 2016: tra il suo lavoro di giornalista e gli avvenimenti di 40 anni di storia politica italiana; tra il vissuto personale e quello generale.
È un lungo elenco di occasioni mancate e di stratosferici ritardi: Craxi e Berlinguer cercarono una alleanza strategica con la Dc più che l’alternativa di sinistra; Occhetto decise di cambiare nome al Pci solo dopo la caduta del muro di Berlino; D’Alema e Veltroni delegarono a Prodi la battaglia con Berlusconi pur di non fare compiutamente i conti con la loro storia comunista; la metamorfosi continua del Pci-Pds-Ds-Pd alla fine ha portato a un partito su posizioni sempre più moderate guidato da Renzi. Il risultato è stato drammatico: il divorzio della sinistra dal suo popolo, dal suo elettorato operaio e popolare; alla fine ha aperto la strada alla vittoria del grillismo e del leghismo salviniano, due diversi movimenti populisti e antiparlamentaristi.
Un enorme patrimonio politico è stato dissipato. Ancora nel 1976 Pci e Psi avevano oltre il 40% dei voti e, nonostante i forti contrasti, amministravano insieme città e regioni, Cgil, cooperative, associazioni culturali. Era così garantita una rete di sviluppo culturale e di protezione sociale a milioni di lavoratori, giovani e pensionati. Ora non esiste più nulla: è in piedi solo un Pd ridotto ai minimi termini e una serie di mini e micro partiti e partitini di sinistra. I decantati partiti del leader, cioè personali, della Seconda e della Terza Repubblica hanno causato caos, immobilismo, corruzione, povertà, degrado civile, crisi.
Si è appannata o dissolta l’identità politica della sinistra, i programmi hanno teso ad imitare il modello liberista e globalista causando la rottura con i ceti operai, precari e popolari. Non è un caso se il Pd raccoglie i voti della borghesia dei centri storici e dei quartieri residenziali ma non quelli proletari delle periferie. L’emulazione, anche con formule sbagliate del modello politico americano adottando “il partito leggero”, ha provocato altri danni. Franchi commenta: «Una sinistra che considera il socialismo alla stregua di un cane morto e vive solo in un eterno, gramo presente il suo avvenire lo ha dietro le spalle».
La crisi ha colpito tutti i partiti socialisti europei, ma solo in Italia c’è stato l’azzeramento favorito anche dalla paura di adottare e pronunciare la parola socialismo. Non a caso il Pd staziona attorno al 18% dei voti, il Psi da anni è un micro partito che fatica ad arrivare all’1%, gli altri stentano a sopravvivere. Eppure un forte partito socialista potrebbe avere un grande spazio per combattere le nuove gravi disuguaglianze sociali. Servono forze ed idee nuove. Forse il movimento delle “sardine” potrebbe dare la scossa giusta per un radicale rinnovamento. Forse il Tramonto dell’avvenire si può evitare.
R.Ru.