Il romano è costitutivamente, atavicamente, sporco. Ecco: a dirla così, con qualche legittimità, si può essere accusati di razzismo. Perché è stupido generalizzare; quindi, semmai, alcuni romani. Perché a Roma ormai sono pochi i “romani de Roma”, e dunque, se l’accusa di essere sporchi è fondata, occorre quantomeno specificare: coloro che vivono a Roma.
Dopo queste premesse, è pur vero, comunque, che la città versa nello stato in cui versa, e i numerosi servizi di televisioni e giornali ne danno quadro esauriente, sia pure, spesso, perfino parziale: per approssimazione per difetto. Occorrerebbe davvero una radicale opera di pulizia: ma all’interno di AMA stessa, e anche di conoscenza; non sarebbe male se si sapesse quanti sono gli addetti, e coloro che occupano posizioni apicali, con relativi stipendi e benefit. La sporcizia a Roma è comunque qualcosa di “storico”, se si deve prestare fede alle numerose targhe affisse su molti muri del centro storico risalenti all’epoca del Papa Re: promettono severissime sanzioni a chi abbandona rifiuti per strada. “Vizio” antico, insomma; e perfino l’integerrimo Ernesto Nathan, sindaco radicale dal 1907 al 1913, non ne è venuto a capo.
La sporcizia è ovunque; e non sono solo i cassonetti per i rifiuti che straboccano in modo stomachevole: i cassonetti medesimi sono qualcosa che solo ad avvicinarsi rischi un’infezione. C’è poi il problema di nomadi che più volte al giorno, impunemente, frugano all’interno dei cassonetti medesimi alla ricerca di chissà cosa da riutilizzare, e lo scarto immancabilmente viene lasciato fuori.
Infine, il romano (o se si vuole, chi abita a Roma): prendo a paradigma la via dove vivo. Ne faccio tranquillamente il nome, caso mai a qualcuno venisse in mente di smentire. Via Luigi Mancinelli, violoncellista umbro e compositore di fama. A lui è dedicato il più grande teatro di Orvieto.
A Roma, nel borghesissimo quartiere cosiddetto Africano, gli hanno intitolato una strada di non più di cinquecento metri, fiancheggiata da una dozzina di condomini, il più piccolo dei quali ha una quarantina di appartamenti. Diciamo che in questa stradina vivono almeno ottocento persone, che possono raggiungere il migliaio se si considerano almeno altri otto condomini in un paio di vie private che sboccano in quella strada.
Al piano terra, poi almeno una trentina di negozi. Ogni giorno un discreto volume di rifiuti, che dovrebbero trovare “ospitalità” in cinque cassonetti per l’indifferenziata; una campana per il vetro, tre cassonetti per la plastica, tre cassonetti per carta e cartone, tre cassonetti per il cosiddetto “umido”. Potrebbero, forse bastare, se il camion che raccoglie la spazzatura passasse due volte al giorno. Passa, invece, quando va bene, una volta ogni tre giorni.
Cosa fa a questo punto, il cittadino che vive a Roma? Depone bellamente il suo sacchetto a fianco del cassonetto, e così si formano autentiche montagne di rifiuti parallele, che armoniosamente “decorano” il cassonetto stracolmo. Quando finalmente passa il camion, comincia il bello. Perché un tempo, oltre all’autista, dietro c’erano un paio di addetti che raccoglievano anche i sacchetti giacenti per terra; ora non più.
È tutto automatizzato. L’autista si blocca, schiaccia un paio di bottoni, ed ecco che delle braccia meccaniche sollevano il cassonetto e lo svuotano. Ovviamente tutto il mare di immondizia che è intorno al cassonetto, resta lì, tristemente a terra. Perché qualche bello spirito ha deciso di lasciare solo l’autista e fare a meno degli addetti dietro che facevano pulizia? Mistero. Si può presumere che lo si sia fatto per risparmiare sul personale? Vai a capire.
Dal momento che quell’immondizia però in qualche modo va rimossa, ecco che dopo il primo camion ne passa un altro, di più ridotte dimensioni, a bordo un autista e un collega: il compito di rimuovere l’immondizia fuori dal cassonetto spetta a loro. Solo che non si coordinano. Il camion per i cassonetti magari passa il lunedì, quell’altro il martedì. Accade così che ci possa essere un cassonetto vuoto, circondato da decine di sacchetti con immondizia, oppure il contrario…
Il cittadino che vive a Roma comunque ci mette del suo. Sulla citata via Mancinelli, a metà, si “affaccia” una via dedicata a un altro musicista, Arrigo Boito. Lì sono stati sistemati (proprio davanti a un asilo) tre cassonetti: carta, indifferenziata, plastica); per qualche insondabile mistero, sono sempre vuoti. Ebbene, dal cassonetto stracolmo a quelli vuoti, la distanza è di non più di quaranta metri. Quanti pensate siano coloro che si danno pena di fare quei quaranta metri, e invece di abbandonare il sacchetto fuori dal cassonetto stracolmo, lo depongono in quello misteriosamente sempre svuotato?
Il vertice di umorismo però si raggiunge quando puntualmente ti viene recapitata la “cartella” AMA per pagare i rifiuti che non vengono, se non saltuariamente, rimossi. Tassa, a Roma, molto più salata che altrove. AMA recapita una montagna di carta stampata, cui si aggiunge questa volta una COMUNICAZIONE. Breve, la si può trascrivere:
“Gentile Concittadino, Siamo consapevoli dei disservizi di questo periodo. Stiamo sinceramente facendo del nostro meglio per risolvere questa situazione difficile. Ringraziamo la stragrande maggioranza dei romani (89,3 per cento) che paga regolarmente la Ta.Ri.”.
Non so chi abbia avuto l’ideona della COMUNICAZIONE. Se l’89,3 per cento dei destinatari ha mentalmente reagito come chi scrive, devono essergli fischiate a lungo le orecchie. Parlare di “disservizio” di questo periodo è semplicemente prendere in giro il “Gentile Concittadino”. Dire che ne sono consapevoli non attenua, ma aggrava la situazione. Dal momento che sono “consapevoli”, potevano perlomeno spendere una parola di scusa per costringere il cittadino (89,3 per cento pagante) che viene costretto, ogni volta che esce di casa, a vivere in un autentico, immenso porcile. Ti ringraziano, invece, perché pagando garantisci il loro stipendio e relativo disservizio. In più, hanno stampato migliaia di moduli cartacei inutili, che verranno regolarmente gettati nell’immondizia, aumentando il volume stesso dei rifiuti. Grazie AMA!