Emmanuel Macron e Angela Merkel vanno sempre meno d’accordo. Sempre di più si appanna l’asse franco-tedesco sul quale è nata e si è sviluppata la comunità europea fino a partorire la Ue e l’euro.
Il presidente della Repubblica francese e la cancelliera tedesca, un tempo in perfetta sintonia, sempre di più stanno accumulando contrasti in economia e in politica estera. Il caso più clamoroso è la Nato. Macron considera finita l’Alleanza atlantica dopo le prese di distanze di Donald Trump fautore solo di accordi bilaterali, Angela Merkel invece punta su un rilancio della Nato.
Macron ha annunciato al settimanale The Economist lo stato di «morte cerebrale» dell’alleanza militare occidentale a guida statunitense. Il presidente francese ha quindi sollecitato i paesi europei a concepirsi come «una potenza del mondo» altrimenti l’Europa rischia di «scomparire» per la sua «straordinaria fragilità».
Un discorso del tutto diverso fa Angela Merkel. La cancelliera tedesca, incontrando Giuseppe Conte a Villa Pamphili a Roma, ha sostenuto la necessità di rivitalizzare l’Alleanza atlantica, anzi «la Nato non deve perdere il suo ruolo di piattaforma politica». Perciò «Il prossimo vertice Nato a Londra sarà un’opportunità per riannodare il dialogo transatlantico, di cui avvertiamo forte bisogno». Su questa impostazione ha trovato una grande sintonia con il presidente del Consiglio italiano. Merkel e Conte, difatti, hanno concordato sul ruolo di «pilastro della politica internazionale» ancora ricoperto dall’Alleanza atlantica.
Le scelte e gli interessi di Berlino e Parigi si vanno sempre più allontanando, l’antico asse franco-tedesco è solo un ricordo. Macron sempre di più si spinge in un interventismo economico (verso la Cina) e militare (soprattutto in Africa) per combattere il terrorismo e difendere gli interessi nazionali. Angela Merkel sempre di più teme l’espansionismo russo e reagisce tessendo una tela egemonica nei paesi dell’est europeo fino ad arrivare alla Grecia nel mare Mediterraneo.
Sia Macron e sia la Merkel hanno rapporti difficili con Trump, ma la cancelliera tedesca fa di tutto per ripristinare un minimo di sintonia con il presidente degli Stati Uniti. Di fronte ai nuovi equilibri internazionali, con l’ingresso scioccante sulla scena della potente Cina di Xi Jinping, l’Unione europea deve rivedere scelte ed organizzazione pena il pericolo di una disintegrazione.
La Ue è minacciata anche da pericoli interni: la guerra dei dazi lanciata da Trump ha provocato la stagnazione economica (in particolare ha colpito la Germania) che sta dando nuova linfa ai populismi e ai sovranismi dei vari paesi europei. La nuova commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, che ha faticato a prendere il largo, avrà molti compiti delicati da affrontare. La Merkel sembra voler agire d’intesa con l’Italia di Conte, alla presidenza del governo giallo-rosso, più che con la Francia di Macron.
Il presidente francese è in forte difficoltà. Da mesi è attaccato in Francia dai gilet gialli che scendono in piazza; è attaccato anche dai sindacati e da tutte le forze di opposizione (dall’estrema destra lepenista a quello che resta dei socialisti) a colpi di sciopero generale per la proposta di riforma delle pensioni. Non va meglio all’estero. La Nato non gode certo di ottima salute, ma gli alleati occidentali ai primi di dicembre nel vertice di Londra, in occasione dei suoi 70 anni di vita, hanno ribadito la necessità della sua esistenza. La Merkel l’ha spuntata su Macron.