La valanga delle imposte è uno dei principali incubi degli italiani. Le tasse salgono invece di diminuire. Così Giuseppe Conte promette il “paradiso fiscale” grazie alla lotta all’evasione.
Il presidente del Consiglio ha annunciato l’uscita dall’”inferno fiscale” a La7. Ha usato parole suadenti: «Con i proventi della lotta all’evasione ci proponiamo di tagliare le tasse del 20 o del 30 o addirittura del 50% e liquideremo nei conti correnti sino a 2.000 euro a chi paga in modo digitale».
L’evasione è un bubbone enorme. Conte ha confermato la cifra di 100 miliardi di euro l’anno e ha aggiunto: «Nemmeno i tecnici del Mef (Ministero dell’Economia e delle Finanze n.d.r.) sanno dire quanto potremo recuperare», ma il presidente del Consiglio è ottimista, pensa a grandi somme in grado di ridurre le imposte del 20-30-50%.
Ha indicato un sogno, il “paradiso fiscale”. Per ora, però, i contribuenti continuano a vivere l’”inferno fiscale”. L’evasione fiscale in Italia è di oltre 100 miliardi di euro l’anno, anzi di 119 miliardi come ha precisato Sergio Mattarella. È una pesantissima mazzata sui contribuenti tartassati: tramuta l’affanno in una sorda collera. Il presidente della Repubblica ha capito che l’emergenza tasse è ormai materia esplosiva, così è arrivata una randellata pronunciata in modo garbato: l’evasione fiscale è «davvero indecente».
C’è chi paga troppo e chi poco o addirittura niente, come gli evasori o elusori fiscali. Da decenni i vari governi di centro-sinistra, centro-destra, tecnici e populisti hanno detto basta con questa ingiustizia.
Una ingiustizia che ha anche pesanti ricadute sulla concorrenza: l’evasione favorisce le aziende e i lavoratori autonomi disonesti rispetto a quelli onesti (o per convinzione o perché con una busta paga che non sfugge all’Agenzia delle entrate). Così chi rispetta e paga tutti i balzelli tributari e contributivi rischia di perdere terreno o addirittura di chiudere i battenti.
Il primo a proclamare la “guerra santa” per tagliare le tasse fu Silvio Berlusconi. L’allora leader del centro-destra vinse le elezioni politiche nel lontano 1994 e divenne presidente del Consiglio promettendo «meno tasse, meno leggi, meno sindacati» e «più sviluppo». Quindi, alleato della Lega, rivinse nel 2001 e nel 2008 e suonò la stessa musica vincente. Dopo promisero il taglio delle tasse i governi di Romano Prodi e di Matteo Renzi, centro-sinistra. Poi arrivarono le promesse del Conte uno, il governo populista giallo-verde, e del Conte due, l’attuale esecutivo populista-riformista, giallo-rosso.
Ma tutti hanno fallito nell’obiettivo. C’è stata qualche diminuzione delle imposte episodica (tipo l’abolizione dell’Imu sulla prima casa decisa da Berlusconi) però la pressione tributaria è complessivamente aumentata, non c’è stata una riforma fiscale organica tante volte promessa, come quella della riduzione delle cinque aliquote Irpef gravanti sui redditi personali dei lavoratori e dei pensionati.
Nel centro-destra la storica bandiera del taglio delle tasse di Berlusconi è stata rialzata da Matteo Salvini. Il segretario della Lega, nel Conte uno, ha realizzato una flat tax ridotta al 15% per i lavoratori autonomi a partita Iva con un reddito fino a 65 mila euro l’anno. Per il resto, però, non c’è stato niente. Giuseppe Conte nel suo secondo esecutivo con M5S, Pd, Italia Viva, Leu ridurrà dall’anno prossimo le imposte dei lavoratori dipendenti per redditi medio-bassi di circa 40 euro al mese.
Un po’ quello che aveva fatto Matteo Renzi qualche anno prima con un taglio di 80 euro al mese in un’operazione analoga. La politica dei bonus fiscali ha prevalso su una riforma generale, universale. Conte, come anche l’ex segretario del Pd e ora leader di Italia Viva, non sono riusciti a realizzare le passate promesse. Ora bisognerà vedere se e come soddisferanno i nuovi impegni.
Il governo giallo-rosso traballa pericolosamente per i forti contrasti interni, potrebbe cadere all’inizio dell’anno prossimo ma, forse anche per questo motivo, sono giunte le promesse del “paradiso fiscale”. Il taglio delle tasse fa presa sugli elettori. Conte, forse sentendo aria di crisi e di elezioni politiche anticipate, si gioca il tema del taglio drastico delle imposte, mettendosi in competizione con uno dei cavalli di battaglia di Salvini.