E tre. Virginia Raggi ha festeggiato il suo terzo Natale alla guida del Campidoglio, ma lo ha fatto in una città in cui c’è poco da festeggiare. Lo spettacolo offerto dalla capitale è devastante. Cumuli d’immondizia ovunque, marciapiedi coperti da tappeti di foglie che, appena piove, vanno a ostruire le caditoie con conseguente allagamento delle strade, scale mobili ferme in molte stazioni della metropolitana, autobus che non arrivano mai.
È la conferma, come scrisse esattamente un anno fa il New York Times, che Roma «è una città in rovina», una città «ridotta a una discarica». Ma la cosa più sorprendente, sempre per citare il quotidiano Usa, è la rassegnazione dei romani.
E così la sindaca va avanti come se nulla fosse, storna fondi dal sociale per girarli all’Ama, che oltre ad essere incapace di organizzare la raccolta dell’immondizia è una macchina mangiasoldi.
Poi fa un bel regalo di Natale all’Atac, un “fantasma” con un miliardo e mezzo di deficit, elargendo un bonus di 120-190 euro agli autisti in servizio durante le feste. Peccato che nella notte di Capodanno la fine del servizio di trasporto sia fissato alle 2,30 del mattino.
Poi ci sono i vigili che si vedono poco in giro, ma a Roma sono quasi seimila. Per alimentare il loro fondo pensionistico, la sindaca ha appena firmato un accordo che prevede il versamento di una parte dei soldi delle multe per i prossimi tre anni nella cassaforte dei pizzardoni.
La previsione è che in questo periodo le contravvenzioni porteranno 352 mila euro nelle casse del Campidoglio. Stima forse troppo ottimistica, ma che lascia prevedere una grande caccia alle auto in divieto di sosta, comprese quelle ferme davanti a marciapiedi stracolmi d’immondizia o in prossimità di strisce pedonali ormai illeggibili.
Intanto Roma rischia di perdere definitivamente i 13 milioni di euro stanziati dai fondi del Giubileo della Misericordia, soldi che avrebbero dovuto essere destinati ad interventi strutturali soprattutto sul fronte della viabilità. Tutto questo in una capitale con le strade sempre più pericolose e dove, non a caso, negli ultimi due anni sono morti oltre 100 pedoni.
Il fallimento politico della giunta Cinquestelle che da tre anni e mezzo siede in Campidoglio è evidente e il collasso della capitale è sotto gli occhi di tutti. Eppure la sindaca Cinquestelle con ogni probabilità arriverà al 2021, cioè alla fine naturale del suo mandato. Al termine di una legislatura in cui nessuno degli attori avrà fatto la sua parte.
Vediamo. Nicola Zingaretti, il presidente della Regione, che nel frattempo è diventato anche segretario del Pd ora alleato di governo del partito della Raggi, ha continuato a inviare “ultimatum” per la scelta di un sito per il trattamento dei rifiuti, ma poi non ha costretto il Campidoglio a prendere una decisione. Poteva nominare un commissario. Non lo ha fatto nemmeno quando il Pd era all’opposizione nell’assemblea capitolina e a Palazzo Chigi.
Il leader della Lega, Matteo Salvini, dopo aver più volte annunciato la marcia su Roma, continua a prendersela comoda, in attesa di questa o quella elezione amministrativa. Adesso pensa alle regionali emiliane. Poi si vedrà. Giorgia Meloni, che pure è romana, oltre che segretaria di un partito di destra come Fratelli d’Italia schierato all’opposizione dentro e fuori il Campidoglio, ha già fatto sapere che non intende correre per fare il sindaco di Roma.
Nemmeno i giornali, che massacrarono l’allora sindaco Ignazio Marino per un parcheggio irregolare sotto casa e per qualche pranzo al ristorante con la carta di credito del Comune, adesso si limitano a registrare lo stato della città. Il minimo sindacale e basta. Mai una notizia degna di questo nome. Mai un’inchiesta giornalistica sui fatti e misfatti della sindaca Raggi, considerata da molti la peggiore amministrazione capitolina degli ultimi anni.