Giorgia Meloni e Matteo Salvini si scrutano con attenzione e con qualche sospetto. In poco tempo sono diventati rivali da alleati di ferro, sovranisti e populisti. Sono sempre due alleati ma in concorrenza. Sono due leader vicini e distanti, alla guida di due destre in competizione tra loro.
In 7 anni è cambiato tutto nel centro-destra. Salvini, con una progressione trionfale, è riuscito a soffiare a Silvio Berlusconi la leadership, ma adesso il segretario della Lega deve affrontare la sorprendente scalata di Giorgia Meloni al suo primato. Ancora nelle elezioni politiche del 2013 Berlusconi dominava sempre nella coalizione. L’allora Popolo delle libertà (Pdl) del Cavaliere aveva il 21,6% dei voti, la Lega Nord di Salvini seguiva con il 4,1% e Fratelli d’Italia della Meloni chiudeva la coalizione con appena il 2%. In poco tempo è cambiato tutto in favore della Lega non più Nord e indipendentista ma nazionale. Nelle elezioni europee del 2019 il Carroccio ha trionfato con il 34,3% dei voti prosciugando i grillini e i berlusconiani, Forza Italia è arretrata all’8,8% ma Fdi è balzata al 6,4%.
Nell’ultimo anno Giorgia Meloni ha proseguito la scalata. Dalla supermedia dei sondaggi elettorali realizzata da YouTrend per i telegiornali de La7 adesso Fdi sarebbe salito al 10,6%, mentre la Lega sarebbe scesa al 31,2% e Forza Italia sarebbe calata al 6,5%.
Salvini e Giorgia Meloni hanno molti punti in comune: tutti e due quarantenni (il primo ha quasi 47 anni, la seconda quasi 43), parlamentari navigati, entrambi ex ministri sia pure in governi diversi, la militanza politica fin da ragazzi (il primo nella Lega, la seconda nel Msi, An, Pdl, Fdi), l’impostazione sovranista ed euroscettica fino a reclamare in passato anche l’uscita dell’Italia dall’euro.
Il segretario del Carroccio e la presidente di Fratelli d’Italia, però, hanno anche collezionato molti contrasti. Il primo risale a due anni fa: la Meloni criticò duramente la scelta di Salvini di andare al governo nel 2018 con il M5S (dopo aver affrontato le elezioni politiche nella coalizione di centro-destra). Poi si sono moltiplicati i dissensi: l’ex ministro dell’Interno ha lodato Trump per aver ucciso il generale iraniano Soleimani e ha attaccato Mattarella per il discorso di Capodanno mentre la più giovane concorrente di destra ha fatto l’esatto opposto.
Giorgia Meloni, romana, ultimamente ha perdonato ben poco a Salvini, milanese. Ha duramente attaccato le cadute razziste all’interno della Lega, facendo coraggiosamente i conti con i sedimenti razzisti e antisemiti del neofascismo presenti all’interno del vecchio Msi ed ereditati da Fdi. Ha cavalcato anche lei il populismo ma inquadrandolo nella tradizione nazionale e nazionalistica della destra missina poi convertita da Gianfranco Fini nella destra democratica di Alleanza nazionale.
Soprattutto ha contestato l’improvvisa proposta di Salvini di lanciare «un appello» per dare vita a un comitato di salvezza nazionale tra tutte le forze della maggioranza e dell’opposizione, dopo aver fatto cadere il governo con i cinquestelle e non avendo ottenuto le sperate elezioni politiche anticipate. Giorgia Meloni sul piano del metodo ha rimproverato il segretario della Lega per non essere stata consultata. Sul piano dei contenuti l’ha bocciata come «una proposta incomprensibile». La stroncatura è stata totale: «Le nostre visioni sono totalmente divergenti». Il segretario del Carroccio, dall’alto di una forza parlamentare quattro volte superiore, ha evitato di polemizzare con l’alleata concorrente in ascesa.
Il sovranismo nazionale della Meloni, non urlato, nel solco della tradizione della destra italiana, colleziona successi. Riconoscimenti arrivano anche a livello internazionale. Il Times ha messo Giorgia Meloni addirittura nelle “Stelle nascenti”, la lista dei 20 personaggi che potrebbero cambiare il 2020. Un bel riconoscimento. La fondatrice di Fdi è l’unico nome italiano tra «I Venti volti che potrebbero dare forma al mondo nel 2020».
Il Times ha individuato la nascita della “stella Meloni” in particolare per il successo di un video che ha spopolato su Internet alla fine del 2019: «Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana». La presidente di Fdi pronunciò quelle parole lo scorso 19 ottobre, nel comizio a piazza San Giovanni a Roma, tenuto assieme a Salvini e a Berlusconi contro il governo M5S-Pd-Italia Viva-Leu. In particolare difese l’identità della famiglia tradizionale: «No a genitore uno e genitore due, noi difendiamo i nostri nomi perché non siamo codici». Conquistò la piazza di centro-destra. In molti sbertucciarono quell’uscita d’identità femminile e cristiana, invece il video «Io sono Giorgia» ha trionfato in Italia e all’estero.