Arrivato a un passo dalla maggioranza assoluta, il premier socialista Antonio Costa non ha voluto sottoscrivere un nuovo accordo con la sinistra, la “geringonça”, ossia quell’alleanza “accozzaglia” che nella passata legislatura aveva assicurato al suo governo l’appoggio esterno e, quindi, i voti dei parlamentari del Pcp e del Bloco de Esquerda.
In questo modo ha voluto garantire al Partito socialista portoghese l’autonomia che aveva chiesto durante l’intera campagna elettorale per le elezioni politiche dello scorso ottobre. E così, dopo aver guadagnato 20 seggi e staccato di 32 l’opposizione di destra del PSD, Costa ha deciso di rischiare, formando un esecutivo di minoranza che chiederà di volta in volta i dieci voti che gli mancano per governare. Una partita a poker.
Molti si sono chiesti come avrebbe potuto un esecutivo del genere reggere a lungo, visto che Bloco e Pcp, forti dei 31 seggi di cui dispongono nell’attuale Parlamento, subito dopo l’esito delle urne erano pronti a firmare un’altra “geringonça”. La risposta è arrivata adesso, quando Costa, in vista del primo grande scoglio parlamentare per il suo monocolore, il voto sul Bilancio previsionale dello Stato 2020, ha calato il jolly, proponendo una inedita “geringonça” per le elezioni amministrative di Porto, la seconda città del Portogallo, che si terranno nel 2021 e dove il Partito socialista è all’opposizione da più di venti anni.
In questa maniera, il leader socialista, conta di ottenere due risultati: sconfiggere la destra del PSD in casa, in quello che è sempre stato il suo feudo elettorale e tenere buona la sinistra, che gli serve per governare il Paese, fino al 2021.
E il primo risultato è già arrivato. Alla presentazione della proposta per il nuovo bilancio dello Stato, Pcp, Bloco e Pan si sono astenuti, consentendo al governo una comoda vittoria. Con Costa che nel suo discorso in Parlamento a sostenere che si tratta di un Bilancio “di continuità” e comunque “migliore di quello dell’anno scorso” e la sinistra lì a negare il voto a favore, ribattendo che non era ancora sufficiente per risolvere i problemi del Paese e che per questa ragione avrebbe presentato una serie di emendamenti in modo da renderlo più equo con una serie di misure a favore dei ceti più deboli.
Si vedrà quando arriverà il momento del Bilancio definitivo e si passerà dalle previsioni ai conti veri. Intanto il premier, deciso a tenere sotto controllo il deficit, esattamente come ha fatto nella passata legislatura, distribuisce caramelle a destra e sinistra: qualche spicciolo sulla Sanità privata tanto cara al PSD, un piccolissimo incremento (0,3 per cento) del numero dei dipendenti pubblici, uno sconto di 200 euro sulle iscrizioni universitarie per i meno abbienti, eccetera, per accontentare la sinistra.
Ma la ciliegina sulla torta sono i due miliardi e 800 milioni su cui il ministro dell’Economia, Mario Centeno, avrà potere esclusivo. Economista di estrazione liberale e presidente dell’Eurogruppo, Centeno non avrà problemi a fare la parte del poliziotto cattivo, lasciando naturalmente a Costa quella del poliziotto buono.