Dispera bene: come resistere al declino della vita. Un manuale molto concreto di Marcello Veneziani per affrontare il presente indesiderato. È di Marcello Veneziani, un passato di prestigioso giornalista ed attualmente proficuo scrittore di filosofia, di storia delle idee e, perché non menzionarlo data la statura dei suoi scritti, di cultura politica, l’ultimo vero e proprio “Manuale per riconsolarsi ed autoincoraggiarsi“ e resistere così ai fatti ed ai misfatti che la vita di tutti i giorni ci presenta davanti, una serie di concrete istruzioni esposte nell’austera atmosfera dell’Antico Caffè Greco nel cuore della Capitale di fronte ad una attentissima ed affascinata platea che ha attentamente ascoltato l’autorevole introduzione della direttrice di SprayNews Monica Macchioni ed alcuni brani letti dalla splendida Greta Mauro, conduttrice di Matrix.
È un bel volume, edito da Marsilio, che in 150 pagine spiega ed insegna a noi poveri derelitti le tecniche per continuare a vivere più o meno sereni e nella pace interiore anche quando a causa delle più svariate motivazioni si arrivi a perdere non soltanto la fiducia nella società che ci circonda ma anche e soprattutto quella in noi stessi.
Sostiene l’ottimo Veneziani: «…il mio manuale è rivolto a chi non nutre speranza e malgrado tutto ancora vuole reagire ai fatti ed ai misfatti della vita: ognuno di noi dispone di sette vite in una e siamo chiamati a vivere quella che riteniamo sia la più adatta», consigliando poi «un quadrifarmaco per affrontare i quattro inconvenienti tipici della vita: le idee politiche ormai fallite, le relazioni umane precipitate, la scienza che apparentemente ti rassicura e, infine Dio».
In cosa consiste il suo quadrifarmaco?È un mix di ottimismo, di resistenza a chi ci opprime che ci consentirebbe di accettare la vita senza doverla subire, una dose di forza per rimontarla, accettandola così com’è, malgrado anche le peggiori avversità.
E in cosa consiste la filosofia, mai maccheronica, di Marcello? Nell’essere coscienti che il mondo, anche dopo che noi saremo finiti, continuerà a vivere ed a crescere tendendo, come fa la ricerca scientifica, a mondi nuovi, alla ricerca di quell’infinito che non è e non può essere l’eterno (da qui l’eterna umana scontentezza?).
Secondo l’autore, se è vero che la speranza dei disperati è l’ultima a morire, è anche vero che essa non è veramente l’ultima possibilità alla quale appendersi: c’è pur sempre l’ancora della disperazione che, come tale, è nient’altro che una speranza andata a male, ma è pur sempre un qualcosa al dalla della speranza ormai esauritasi.
E contro il tempo e la vita che non condividi, sostiene Veneziani, il creato ti mette a disposizione alcune semplici ma efficaci risorse spesso poco o per nulla considerate ma esistenti da sempre: l’arte, con le sue multiple ed infinite constatazioni (non con le sue espressioni, che non sono eterne, ma con la constatazione e con l’apprendimento del suo significato), la letteratura, i viaggi, i giochi, i miti ai quali riferirsi, i ricordi dai quali poter trarre beneficio e, infine, le preghiere, queste ultime non tanto quali espressioni o riferimento di una specifica fede religiosa ma come riferimento ad un qualcosa di universale che di per se rappresenta passato, presente e futuro; si tratta di scegliere tra questi elementi per “reagire” a quella forma di declino che vorrebbe prendere il sopravvento su noi malcapitati.
Un ulteriore elemento di rifugio al quale riferirsi, si legge nelle pagine del prezioso volume dal titolo apparentemente negativo ma sostanzialmente colmo di positività di “Dispera bene, manuale di consolazione e resistenza al declino“, è rappresentato dai ricordi, si proprio dai ricordi, da quei ricordi che dovremmo imparare a tesaurizzare e che nella espressione temporale del decorrere rappresentano in effetti soltanto “residui“ di cose che, invece, significano il tentativo di far giungere al nostro cuore espressioni di un passato che, creduto perduto, attualizza e rende efficace la nostra pur debole resistenza alle quotidiane ostilità.
Insomma, in questo “prontuario“ sul come affrontare il presente che non ci piace, è saggiamente descritto che è opportuno tenersi lontano da una serie di elementi certamente negativi tra i quali, dannosissimo, il potere (i nostri tempi e modi politici insegnano) per raggiungere il fine ideale di superare il progressivo e forse inarrestabile declino della civiltà, superando, in fondo, anche noi stessi e risolvendo il dubbio esistenziale nascente da quel pessimismo cosmico proprio di Leopardi, di Schopenauer, una sorta di personale brainstorming per sopravvivere malgrado tutto.