La ricetta è buona anche per il voto di primavera in sei regioni. Sono due i vincitori delle elezioni in Emilia Romagna: Stefano Bonaccini e le Sardine. Il presidente dell’Emilia Romagna e il movimento dei ragazzi anti Salvini, ispirato all’ittica, hanno sventato per un soffio il tentativo del segretario leghista di espugnare la regione rossa per antonomasia. Così il centro-sinistra ha raccolto un difficile successo.
Nicola Zingaretti è rimasto in disparte, non si è fatto vedere per le elezioni in Emilia Romagna mentre ha battagliato per il contemporaneo voto regionale in Calabria. Il segretario del Pd ha partecipato con un filo di gas alla campagna elettorale nella roccaforte rossa: i grandi protagonisti sono stati invece Bonaccini e le Sardine.
Il Pd e il governo Conte due, l’esecutivo giallo-rosso con il M5S in caduta libera, non godono buona fama così Zingaretti, sembra anche su richiesta di Bonaccini, ha preferito restare defilato.
Il governatore dell’Emilia Romagna ha fatto valere la buona amministrazione della regione, le Sardine la loro capacità di mobilitazione degli elettori delusi del Pd e del centro-sinistra. La vittoria, per niente scontata, è perfino arrivata con un ampio margine di voti.
Ha perso Lucia Borgonzoni, la leghista candidata del centro-destra alla presidenza dell’Emilia Romagna. Ha perso la forsennata campagna elettorale di Salvini per trasformare le elezioni amministrative in un voto politico nazionale contro il governo Conte due. Ha perso la populista impresa del segretario della Lega di prendersela con un giovane tunisino attaccandosi al citofono di casa sua per domandare se fosse uno spacciatore.
Ora tutta l’attenzione è sulle elezioni di primavera in sei regioni: Campania, Puglia, Marche, Toscana, Liguria e Veneto. Il governo giallo-rosso è sulle montagne russe. Giuseppe Conte deve fare i conti con lo sgretolamento del M5S (nelle elezioni in Emilia Romagna e in Calabria ha subito due nuove disastrose disfatte) e con le intemperanze di Italia Viva di Matteo Renzi.
Zingaretti guarda con meno apprensione alla sua sfida di rifondare il partito, di costruire «un nuovo Pd». Punta a coinvolgere, come già auspicato un mese fa, le Sardine. Dopo la vittoria ha rilanciato l’offerta: prima ha pronunciato «un immenso grazie al movimento delle Sardine» poi ha sollecitato a «costruire qualcosa insieme per contrapporci a Salvini».
Mattia Santori e gli altri giovani, promotori delle Sardine prima a Bologna e poi in tutta Italia, non si sono pronunciati. Ma su Facebook il movimento delle “6000 sardine” ha smentito ogni ipotesi di fondare un nuovo partito confermando però, come aveva anticipato Sfoglia Roma, la volontà d’impegnarsi ancora in politica: «È tempo di far calare il sipario e lavorare dietro le quinte per preparare un nuovo spettacolo con tutti voi che vorrete continuare a non essere spettatori qualunque». Così «ora chiudiamo il libro e sporchiamoci le mani».
Romano Prodi anche se non vuole essere «il loro nonno» spera nelle Sardine. L’ex presidente del Consiglio e inventore dell’Ulivo in una intervista al giornale on line Tpi news poco prima delle elezioni in Emilia Romagna ha indicato una precisa strada: «Devono aprire al dialogo con gli altri». Un primo segnale su come finirà ci sarà quando Zingaretti proporrà tempi e modi per formare «il campo largo» diretto a rifondare il Pd.
Le Sardine pesano. Salvini, dopo due anni di vittorie ininterrotte, ha fatto cilecca. «Liberiamo anche l’Emilia Romagna dopo 50 anni di sinistra». Lo slogan lanciato dal segretario della Lega non ha funzionato. Salvini, comunque, si è detto «felice» perché c’è stata «partita» anche nella inespugnabile Emilia Romagna rossa. Ed è stato a un passo da una incredibile vittoria.