I 5G possono spezzare un amore politico. Il sovranista Trump un momento sprizza amore per il sovranista Johnson, un momento dopo va in rotta di collisione con il leader conservatore britannico. Per mesi il presidente degli Stati Uniti d’America ha fatto il tifo per il premier del Regno Unito, acceso sostenitore da sempre dell’addio all’Europa ad ogni costo.
Quando a dicembre Johnson ha vinto le elezioni politiche contro il laburista Jeremy Corbyn cancellando anche l’estremista sovranista Nigel Farage, Trump ha sprizzato gioia e si è congratulato. Si è congratulato e lo ha sollecitato a lasciare immediatamente l’Unione europea promettendo un futuro radioso, politico ed economico, con Washington: «Adesso Gran Bretagna e Stati Uniti sono liberi di mettere a punto un grande nuovo accordo commerciale dopo la Brexit. Questo accordo ha il potenziale per essere il più redditizio di qualsiasi accordo mai siglato con l’Ue».
Johnson a fine gennaio ha formalizzato l’uscita di Londra dalla Ue ma le intese alternative con gli Stati Uniti non si vedono, anzi i rapporti volgono al peggio. Il sovranismo del primo ministro di Sua maestà non piace per niente a Trump. Johnson ha in parte spalancato le porte del Regno Unito a Huawei, il gigante cinese dell’informatica e delle telecomunicazioni, per il sistema 5G, quello dell’intelligenza artificiale.
Sembra che il presidente americano, che ha messo all’indice Huawei perché sospettata di spionaggio in favore di Pechino, non l’abbia presa bene. Il premier britannico ha infranto l’invito-disposizione del presidente Usa ai paesi alleati occidentali di non firmare accordi con Huawei. Da sovranista inglese ha ritenuto più conveniente economicamente l’offerta della multinazionale cinese rispetto agli altri concorrenti.
Sembra che sia scoppiato un putiferio. Donald Trump, in una telefonata, avrebbe trattato quasi a parolacce Boris Johnson. Secondo il Financial Times il presidente Usa era «fuori di sé» esibendo «una furia da colpo apoplettico» con il primo ministro britannico. Dei funzionari britannici hanno riferito al giornale di essere rimasti «sbalorditi dalla forza del linguaggio del presidente verso Johnson».
La Casa Bianca per questioni di sicurezza nelle comunicazioni (politiche, economiche, tecnologiche) preferirebbe l’affidamento della costruzione della rete 5G a una azienda americana o, anche, a una europea come la Ericsson o la Nokia anche se i costi fossero maggiori. Il sovranista Johnson, volendo fare gli interessi britannici, è andato su posizioni contrapposte rispetto al sovranista Trump, interprete degli interessi americani. Il presidente americano è sovranista ad intermittenza: ha dichiarato superate organizzazioni e alleanze internazionali come la Nato e l’Onu, ma poi rivendica la solidarietà occidentale quando il suo sovranismo è inefficace.
Il sovranismo, come un tempo il nazionalismo responsabile della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, difficilmente può avere alleati proprio perché l’interesse primario della propria nazione in genere non collima con quello di un altro paese. Ne sa qualcosa anche il sovranista Matteo Salvini. Lo scorso anno il segretario della Lega, allora ministro dell’Interno del governo Carroccio-M5S, ha cercato invano di tessere un’alleanza con i partiti e i governi sovranisti dell’est europeo e, in particolare, con Viktor Orban. Sia sui migranti sia su una maggiore elasticità per i conti pubblici italiani ha ricevuti dei secchi “no” dai sovranisti dell’Unione europea. Così è sfumata la progettata alleanza dei sovranisti populisti europei.
Rischia di fare cilecca anche l’intesa annunciata dal sovranista Trump con l’esuberante e battagliero Johnson. A pensare che gli Usa hanno sempre avuto “un rapporto speciale” con il Regno Unito, compreso nel periodo nel quale Londra ha fatto parte della Ue.