Politica senza partiti e partiti senza una politica. La situazione dell’Italia è questa. Da troppo tempo, da quando, decapitata la Prima Repubblica, la politica è diventata “liquida” e la scena è stata occupata da movimenti personali votati alla demagogia e alla propaganda. E così viviamo in una campagna elettorale permanente, passando da un’elezione all’altra, mentre la situazione economica peggiora di giorno in giorno.
Adesso siamo arrivati al paradosso che perfino le forze al governo, e che quindi dovrebbero occuparsi delle mille cose da fare in un Paese con mille problemi da affrontare e risolvere, preferiscono occupare la maggior parte del loro tempo nella propaganda.
Cinquestelle, Italia Viva e Pd non fanno altro che polemizzare su tutto, mantenendo il governo perennemente in bilico. Siamo all’assurdo che Di Maio convoca una manifestazione di piazza per difendere i provvedimenti imposti da Cinquestelle e dimostrare che il Movimento respira ancora. È una corsa continua a piazzare bandiere e bandierine per guadagnare qualche decimale nei sondaggi elettorali in vista della prossima chiamata alle urne in qualche parte del Paese.
Intanto le crisi industriali si trascinano per mesi, scomparendo dalle luci della ribalta mediatica e riapparendo solo in occasione dell’ennesimo vertice per tentare un accordo, vertice che si conclude inesorabilmente con un nulla di fatto accompagnato da dichiarazioni e promesse ad uso dei media. Così è per l’Alitalia, così per la Whirpool, così per l’ex Ilva di Taranto, che – non dimentichiamolo – è il maggior polo siderurgico d’Europa e quindi risulta vitale per l’economia nazionale.
Se il quadro è questo, non è un caso se in tutte le classifiche dell’Unione Europea siamo ormai all’ultimo o al penultimo posto. Superati perfino dalla Grecia. E non è nemmeno un caso se, vista l’inaffidabilità di un sistema che non dà alcuna certezza, nessuno viene più a investire nel Bel Paese. Anche se c’è una legge, varata a suo tempo dal governo Renzi, che concede un grande vantaggio fiscale agli stranieri che portano soldi in Italia.
Al momento se ne è avvantaggiato solo Cristiano Ronaldo, che paga 100 mila euro di tasse su 54 milioni di reddito. Ma Ronaldo gioca a calcio e l’Italia avrebbe bisogno di investitori esteri che, però – nonostante una tassa piatta così bassa – si guardano bene dal portare i loro soldi in un Paese dove le infrastrutture sono carenti, il sistema di trasporto inadeguato, la burocrazia pazzesca, e la magistratura non dà certezze.
Qualcuno si occupa delle decine di leggi approvate che restano lettera morta perché inapplicabili a causa della mancanza dei cosiddetti decreti attuativi, ossia delle norme necessarie a farle funzionare? Nessuno.
Perfino il decreto sblocca cantieri, che pure è legge dal 18 giugno del 2019, è fermo perché mancano molte norme attuative. Il provvedimento, approvato dopo infinite polemiche per l’allentamento della normativa anticorruzione, avrebbe dovuto far ripartire le grandi opere e ridare vita al sistema delle costruzioni bloccato dall’eccesso di procedure, norme e controlli di ogni tipo.
Secondo i dati ufficiali, al 31 gennaio 2020, mancavano ancora le norme attuative per 12 provvedimenti varati dal governo Letta, mentre quelle del governo Renzi erano 129. Ma il record spetta all’attuale Commissario europeo Gentiloni. Il suo esecutivo aveva fatto approvare più di 500 leggi e provvedimenti, ma al 31 gennaio scorso, ben 239 risultavano bloccati dall’assenza dei decreti attuativi. Scorrendo l’elenco, c’è da restare senza parole, perché dentro ci sono anche norme che investono problemi (sicurezza, giustizia, sanità) su cui le forze politiche continuano a litigare e a fare propaganda.