Il mondo ha paura del Coronavirus, Wall Street no. La Borsa di New York, tra qualche timore, va a gonfie vele; anzi batte ogni primato. Il Dow Jones, l’indice principale di titoli azionari, ha superato perfino la vetta strabiliante di 29 mila punti per poi scendere lievemente.
Più di 2.300 morti, oltre 77.000 infettati, quasi 21.000 guariti. In tutti i continenti il nuovo morbo cinese spaventa gli uomini e i governi ma non i mercati (almeno finora). Il temuto crollo delle piazze finanziarie internazionali non c’è stato, anzi c’è un incredibile effetto boom.
John Maynard Keynes avvertiva: «L’inevitabile non accade mai, l’inatteso sempre». Comunque anche «l’inatteso» ha una spiegazione: i grandi capitali internazionali scappano dalla Repubblica Popolare Cinese (nella quale sono concentrati la stragrande parte di morti e di contagiati) e si rifugiano negli Stati Uniti d’America. Così sale alle stelle Wall Street e il dollaro. Le Borse dell’ex Celeste Impero un tempo floride invece cadono. La grande finanza internazionale scommette sulla tenuta della Cina e dell’apparato del Partito comunista cinese, ma per prudenza prende il largo puntando sulla solidità degli Usa, la prima super potenza mondiale in competizione con il paese del Dragone.
Xi Jinping, dopo le prime incertezze, ha varato misure sanitarie di ferro per contenere e combattere la pericolosa epidemia. Il presidente cinese e segretario del Partito comunista ha definito il virus «un demone» da combattere con ogni mezzo per evitare la propagazione e per estirparlo (i ricercatori cinesi e dei paesi occidentali stanno lavorando a un vaccino).
Il nuovo virus rischia di destabilizzare lo stesso Xi Jinping per le pesantissime ricadute sul piano sociale e sul piano economico (nella provincia di Hubei, epicentro del morbo, è concentrata gran parte dell’industria cinese e, in particolare, quella proiettata sull’esportazione). L’allarme per il contagio è forte anche nel confinante Giappone.
Il Coronavirus (nome scientifico Covid-19) fa sempre più paura in Italia: 47 contagiati in Lombardia (compresi 5 medici e infermieri), 12 in Veneto, 1 in Piemonte, 2 morti. Si aggiungono ai 3 infettati di Roma (2 sono guariti). Il malato più grave è un ricercatore della Unilever, è ricoverato in terapia intensiva a Codogno, in provincia di Lodi. L’assessore alla Sanità della regione Lombardia Giulio Gallera ha annunciato lo stop alle scuole e alle attività lavorative in una decina di comuni lodigiani per impedire altri contagi: circa 50 mila abitanti sono in isolamento a casa per una settimana, 250 sono in quarantena. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha assicurato: «La situazione è sotto controllo…Massima precauzione». In tutta Italia il pericolo Coronavirus è un argomento diventato di discussione assieme al calcio e al traballante governo Conte due. Nelle farmacie gli italiani (e i cinesi immigrati) comprano a piene mani valanghe di mascherine protettive anti contagio.
Gli italiani hanno paura ma la Borsa di Milano no. Piazza Affari, come Wall Street, vola: l’indice Ftse Mib ha superato la quota incredibile di 25 mila punti per poi ripiegare sopra 24 mila. E in questo caso il fatto «inatteso» trattato da Keynes è inspiegabile. L’economia statunitense è enorme e tira: cresce il reddito nazionale, la produzione e l’occupazione. L’economia italiana è esattamente all’opposto: è piccola, è in stagnazione e rischia perfino una nuova pesante recessione.
Non solo. Gli Usa godono di una assoluta stabilità politica, l’Italia no. Mentre il presidente americano Donald Trump è saldamente in sella e in corsa per un probabile nuovo mandato alla Casa Bianca, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte rischia di essere sfrattato da Palazzo Chigi per lo sgretolamento della sua maggioranza. Perché allora la Borsa di Milano sale? Forse un rivolo dei capitali in fuga dalla Cina fa rotta anche verso Milano.
Certo se le difficoltà sanitarie ed economiche del gigante rosso dovessero tramutarsi in collasso, allora le conseguenze sarebbero pesanti anche per gli Usa e i paesi occidentali.