Autoritratto come San Paolo. Il dipinto di Rembrandt Harmensz van Rijn torna a Roma. Torna dopo oltre 200 anni esattamente nel luogo dove era: nella Galleria Corsini di via della Lungara. Il dipinto lasciò Roma perché la famiglia Corsini fu costretta a venderlo per pagare le tasse imposte dalle truppe francesi che avevano occupato la città, ora torna per una mostra curata da Alessandro Cosma.
Il genio olandese della pittura dipinse oltre 75 autoritratti, mostrandosi sempre con identità diverse. Rispecchiavano le diverse fasi della sua vita: dalla ricchezza alla povertà, dai successi alle disavventure famigliari, dalla felicità alla tristezza. Dal 21 febbraio al 15 giugno 2020 le Gallerie Nazionali di Arte Antica presentano nella sede di Galleria Corsini la mostra Rembrandt alla Galleria Corsini: Autoritratto come San Paolo, un capolavoro espressione di uno dei momenti della vita del pittore olandese.
Il quadro, proveniente dal Rijksmuseum di Amsterdam, è esposto per la prima volta in Italia dopo il 1799. Lo straordinario autoritratto di Rembrandt, firmato e datato 1661, nel Settecento faceva parte della collezione Corsini ed era esposto nelle sale del palazzo alla Lungara. Si tratta di un bel colpo per la Galleria Corsini come la mostra dell’anno scorso sul Cristo Portacroce, il quadro di Giorgio Vasari perduto e poi ritrovato.
Autoritratto come San Paolo, riferisce un comunicato stampa, fu acquistato tra il 1737 e il 1739 dal cardinal Neri Maria Corsini per 100 scudi da Marie-Thérèse Gosset, vedova di Nicolas Vleughels, direttore dell’Accademia di Francia a Roma.
Una recente riscoperta documentaria ha oggi chiarito che l’opera fu protagonista di un episodio emblematico della dispersione di opere d’arte durante l’occupazione francese del 1799. In quell’anno infatti la famiglia Corsini fu costretta a far fronte alle contribuzioni forzate imposte dal governo francese alle nobili famiglie romane. In assenza del principe Tommaso, allora in Sicilia, il “maestro di casa” dei Corsini, Ludovico Radice, organizzò la vendita di 25 dipinti della collezione al noto mercante d’arte Luigi Mirri, che immediatamente ne rivendette una parte all’inglese William Ottley.
Le opere vendute in quell’occasione includevano capolavori come la Visione di sant’Agostino di Garofalo, oggi alla National Gallery di Londra, il Sacrificio di Noè attribuito a Poussin, oggi a Tatton Park, e l’Autoritratto di Rembrandt che passò di mano in mano tra i principali mercanti inglesi attivi a Roma, da William Ottley a Robert Fagan, da James Irvine a William Buchanan. Nel 1807 quest’ultimo lo portò in Inghilterra e, dopo numerosi passaggi collezionistici, il dipinto giunse infine al Rijksmuseum di Amsterdam.
Nel 1800, con la fine della Repubblica Romana, il principe Tommaso Corsini iniziò una causa con Mirri e Ottley per fermare l’esportazione dei dipinti, ma riuscì a riprendere solo alcuni dei dipinti venduti che ancora oggi sono esposti nella galleria: la Sacra Famiglia di Garofalo, la Madonna del latte di Murillo, il Ritratto del cardinale Giacomo Savelli di Scipione Pulzone, il Ritratto di Giulio II allora attribuito a Raffaello, la Salomè con la testa del Battista di Guido Reni, i Cacciatori a cavallo di Philips Wouverman.
La mostra riporta quindi il famoso dipinto di Rembrandt alla Galleria Corsini, ancora oggi allestita seguendo la disposizione voluta nel Settecento da Neri Maria Corsini, e presenta la storia della dispersione dei quadri Corsini nel 1799.