Da una parte ci sono vendite importanti. Exor (la finanziaria della famiglia Agnelli) l’anno scorso ha ceduto la Magneti Marelli (azienda di componentistica dell’auto) incassando 5,8 miliardi di euro, adesso ha venduto PartnerRe (gruppo di riassicurazione internazionale) per 9 miliardi di dollari (guadagno netto 3 miliardi) alla francese Covéa.
Dall’altra parte Exor è occupata in grandi operazioni di espansione. In Francia sta trattando sulla fusione paritaria di Fiat Chrysler Automobiles con Psa (proprietà della famiglia Peugeot e del governo di Parigi); in Italia è impegnata nell’acquisto per 102 milioni di euro della quota di maggioranza dei malandati giornali della Gedi detenuta dalla famiglia De Benedetti (la finanziaria degli eredi di Gianni Agnelli è socia di minoranza).
Exor come ha utilizzato e utilizzerà i proventi della Magneti Marelli e di PartnerRe? Pagamento di debiti, dividendi agli azionisti, investimenti è il basket classico. John Elkann, a novembre all’Investor day della Exor, ha decantato i rilevanti dividendi realizzati in favore degli azionisti e ha annunciato: «I prossimi decenni ci vedranno sempre coinvolti a costruire grandi aziende. Ne compreremo delle nuove».
Nuove aziende per uscire dall’auto? È possibile l’acquisto di «grandi aziende», tuttavia il presidente di Fca, presidente e amministratore delegato di Exor, ha smentito le ripetute ipotesi di uscita dal settore dell’automobile. Parlando del progetto di fusione con Peugeot-Citroen (qualcuno teme sbilanciato in favore dei francesi), dopo il fallimento di quello con Renault, ha scandito: «Siamo sempre stati impegnati nel settore auto e tra 10 anni lo saremo ancora, non vedo perché dobbiamo cambiare».
L’impegno è gravoso, l’auto assorbe colossali capitali. I problemi sono enormi. Sergio Marchionne nel 2012, soddisfatto per aver vinto la sfida dell’acquisto e del rilancio della Chrysler, ricordò che un nuovo modello costava un miliardo: «Puoi sbagliare un’auto, ma solo una!».
Adesso le risorse necessarie per affrontare le rivoluzioni tecnologiche dell’auto sono stratosferiche: decine di miliardi di euro servono per costruire i motori elettrici, l’auto a connessione digitale e a guida autonoma. Fca, dopo ritardi ed incertezze, sta realizzando il piano di 5 miliardi di euro di investimenti per l’Italia illustrato nel 2018 da Marchionne poco prima della sua tragica morte. Finora i grandi investimenti di Fca, in nuovi modelli e in impianti, sono avvenuti in gran parte in America del Nord e del Sud. Il gruppo italo-americano ha investito col contagocce nelle fabbriche italiane sui marchi Fiat, Maserati, Alfa Romeo, Lancia mentre ha speso molto negli impianti statunitensi, soprattutto sui brand Jeep e Ram. Non a caso le vendite Fca in Italia e in Europa sono calate mentre sono salite negli Stati Uniti. Non solo: la stagnazione economica in Italia, e il rallentamento in Europa, rischiano di diventare recessione anche con la “botta” del Coronavirus. Nel 2019 la produzione di auto nella Penisola è scesa del 13,9%: è il dato peggiore dal 2012 quando il calo fu del 17,7%.
Solo la Ferrari, seguita con cura, è andata bene su tutti i mercati internazionali. Invece sono scese le vendite di Fiat, ma soprattutto sono crollate quelle di Alfa Romeo e Maserati, i due marchi premium sui quali puntava Marchionne per assicurare un futuro agli stabilimenti e all’occupazione in Italia. Il mancato rinnovo dei modelli è stato una mazzata. Le vetture della nuova Alfa di Marchionne sono rimaste solo due: Giulia e Stelvio. Poche, troppo poche. Così solo scese le vendite della casa del Biscione e non è arrivata la piena occupazione nelle fabbriche italiane, ma è aumentata la cassa integrazione.
La fusione paritaria tra Fca e Psa, che dovrebbe essere realizzata entro i primi mesi del 2021, potrebbe riservare altre brutte sorprese all’occupazione nel Belpaese. Un comunicato congiunto di Fca-Psa, stilato a dicembre sul progetto di fusione, si è limitato a precisare: «Le stime non prevedono alcuna chiusura di stabilimenti in conseguenza dell’operazione».
Pietro Gorlier ha confermato i 5 miliardi di euro d’investimenti in Italia. Ha annunciato 12 nuove motorizzazioni ibride ed elettriche: qualche problema ci potrà essere ma l’integrazione con Psa «non pregiudicherà gli investimenti che porteranno alla piena occupazione entro il 2022». Il responsabile Fca per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa ha annunciato 2 miliardi d’investimenti a Mirafiori e 1 miliardo a Pomigliano d’Arco. Qualcosa si sta muovendo: da gennaio sono prodotte le ibride 500 (in Polonia) e Panda (a Pomigliano). In primavera arriveranno le ibride Jeep Compass e Renegade (da Melfi). A maggio sarà presentata la nuova super sportiva Maserati MC20 termica ed elettrica (a Modena) e il rinnovamento degli altri modelli del Tridente (a Mirafiori). In estate sarà possibile comprare la 500 elettrica. Mirafiori potrà produrre 80 mila 500 elettriche l’anno. Dalla seconda metà del 2021 da Pomigliano uscirà il Tonale, il nuovo suv dell’Alfa. Salvo nuovi imprevisti.