Pandemia. L’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, certifica che ormai il Coronavirus è diventato pandemia. Non avendo confini, l’infezione sta operando nella stessa maniera in tutto il mondo. Indipendentemente dal colore politico e dal tipo di governo di questo o quel Paese. E così si trasformerà in un gigantesco test politico planetario, un vero e proprio ammazza leader.
Con l’inevitabile uscita di scena di quei governanti che non avranno saputo affrontare l’epidemia. Cosa che potrebbe capitare a Donald Trump. Avendo ignorato il problema, il presidente degli Stati Uniti adesso rischia di giocarsi la rielezione a novembre.
Identico scenario in Europa. Dal momento che la curva di crescita del Coronavirus in Francia e Germania adesso è la stessa della Lombardia di pochi giorni fa, presto il contagio in quei paesi potrebbe raggiungere il livello italiano. In tal caso, i leader al governo pagherebbero a caro prezzo il loro ritardo.
Non è un caso se una politica navigata come Angela Mekel ora mette le mani avanti, dicendo che Covid-19 potrebbe infettare “fino al settanta per cento” della popolazione tedesca. Più complicata la situazione del fragile Macron, che cerca di rassicurare i francesi con un messaggio televisivo prima delle elezioni municipali di metà marzo.
Prova di leadership anche per la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che per il momento preferisce dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Un pubblico ringraziamento in italiano al nostro Paese, considerato un “modello” per tutta l’Europa nella sua “coraggiosa” lotta all’epidemia e un sostanziale via libera allo sforamento del nostro deficit di Bilancio. Ma dire che “che siamo tutti italiani” e quindi l’Ue non ci lascerà soli non basta. Fino ad ora la Commissione ha fatto poco o niente. E se è vero che l’Ue non ha competenze in materia sanitaria è altrettanto vero che ha tutti i poteri per affrontare le “emergenze”.
In ritardo anche la Bce, orfana di Mario Draghi e gestita adesso dalla prudente Christine Lagarde. Chiamata anche lei alla sua prima vera prova di leadership, la presidente della Banca centrale europea ha già deluso tutti. La decisione di mantenere i tassi fermi ampliando il “quantitative easing” per immettere altri 120 miliardi di liquidità da dare alle banche non è quel grande piano economico di cui l’Europa in questo drammatico momento avrebbe bisogno.
E l’Italia? Dopo una iniziale oscillazione, dopo aver fatto troppo poco e troppo tardi, alla fine il governo giallorosso ha deciso di adottare il modello cinese e chiudere l’intero Paese. L’unico modo per contenere il rischio di contagio del virus.
Pronto a giocarsi il tutto per tutto, dopo l’uscita di scena di Di Maio e dei Cinquestelle, Conte ha indossato i panni del leader rivolgendosi direttamente al Paese. E mercoledì 11 marzo in videomessaggio urbi ed orbi tutto in prima persona ha annunciato “l’ultima stretta”. Difendendo anche le oscillazioni dei giorni precedenti, perché era “necessario” arrivare alla chiusura totale “passo per passo”.
Basterà l’appello al “senso responsabilità” degli italiani? Basteranno i 25 miliardi di euro messi sul piatto dal governo per evitare il collasso economico? Basterà tutto questo per riconciliare la politica italiana con la realtà? Gli scioperi e le proteste dei lavoratori contro i pericoli per la salute di continuare a lavorare in fabbrica si sommano ai rischi di un fallimento delle aziende.