I paesi europei divisi rischiano la vita e il lavoro dei cittadini. I “virus bond” Ue ancora sono al palo, ma Christine Lagarde almeno ha fatto marcia indietro rispetto ai gravi errori commessi giovedì 12 marzo. La presidente della Bce (Banca centrale europea) questa volta ha imbracciato il “bazooka” in stile Mario Draghi: ha varato un mega piano di acquisto di titoli del debito pubblico e privati per combattere lo strangolamento finanziario causato dal Coronavirus.
Il “programma di acquisto di emergenza pandemica” (il nuovo “quantitative easing”) prevede l’impiego di ben 750 miliardi di euro fino alla fine del 2020 per impedire l’affondamento delle economie europee. I mercati valutari internazionali hanno accolto immediatamente bene il provvedimento della Bce: giovedì 19 marzo la Borsa di Milano è risalita di oltre il 2% dopo i crac degli ultimi sette giorni (aveva perso circa il 20%), lo spread tra i Buoni del Tesoro decennali italiani e gli analoghi titoli tedeschi non terrorizza più (è sceso a meno di 200 punti da oltre 300), le piazza valutarie europee hanno ripreso fiato.
Questa volta i mercati internazionali hanno creduto alla volontà della Bce di difendere i paesi con un alto debito pubblico come l’Italia e di salvare l’euro perché hanno visto sul piatto un enorme e deciso impegno finanziario. Così la speculazione internazionale al ribasso è stata battuta, al contrario di giovedì scorso perché una settimana fa un impegno minimo della Bce e una grave gaffe di Lagarde («Non siamo qui per chiudere gli spread») aveva provocato un disastro.
È riemersa la linea Draghi. L’ex presidente della Bce nel 2012 fu determinato davanti alla crisi del debito sovrano: «Nei limiti del nostro mandato, la Bce è pronta a fare qualsiasi cosa per salvare l’euro». E la spuntò.
Ora è crisi e ancora più grave. La vita dell’Unione europea è legata a un filo: senza una azione comune per combattere il Covid-19 non potrà essere garantita la salute e il lavoro dei cittadini europei, in caso di fallimento sarà inevitabile il crollo della Ue. Dopo una forte sottovalutazione dell’infezione considerata all’inizio solo un “problema italiano” forse qualcosa sta cambiando. Da pochi giorni Germania, Francia, Spagna stanno adottando il “modello italiano” di blocco della circolazione della popolazione per contenere e arrestare la diffusione della pandemia. Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato: «Siamo in guerra». La cancelliera tedesca Angela Merkel ha ammonito: è «la sfida più grande alla nostra comune solidarietà» dalla Seconda Guerra Mondiale, «dobbiamo mettere in conto che il 60%-70% della popolazione tedesca verrà infettata».
Così il varo dei “virus bond” europei per fronteggiare l’emergenza sanitaria, comincia a fare breccia. Giuseppe Conte avrebbe lanciato la proposta dei “virus bond” nel Consiglio straordinario dei capi di governo svoltosi in teleconferenza martedì 17 marzo. Secondo il presidente del Consiglio italiano «a una crisi straordinaria, senza precedenti, si risponde con mezzi altrettanto straordinari». L’idea di Conte sembra sia condivisa da Macron.
Sembra profilarsi uno spiraglio. La Germania e l’Olanda, dopo l’aumento del contagio e l’ecatombe delle Borse (campanello d’allarme per la chiusura delle fabbriche e per l’esplosione della disoccupazione), sembrano vicine a un ripensamento. Le due ricche nazioni del nord Europa, finora nettamente contrarie (come l’Austria e la Finlandia) a ogni forma di azione comune in favore degli “sfaccendati” paesi latini, ora sembrano aver preso in considerazione l’ipotesi dei “virus bond” per affrontare i costi dell’emergenza sanitaria (Angela Merkel sarebbe favorevole mentre i rigoristi della Bundesbank sarebbero contrari). Se passassero i “virus bond” per la sanità poi, chissà, potrebbero essere utilizzati anche per la “ricostruzione” dell’economia europea dopo il terremoto del Coronavirus.