Giorgio Jannone, parlamentare per quattro legislature, presidente di commissione bicamerale, amministratore delle Cartiere Pigna e di diversi istituti di credito. Bergamasco fiero e orgoglioso della risposta composta e generosa della sua città nel momento più difficile. Da dove dovrà ripartire l’Italia del dopo coravirus? Dall’esempio, dal coraggio, dal saper donare degli Alpini, dei Volontari, degli artigiani, dei ragazzi della Curva dell’Atalanta…la loro grande lezione merita il giro d’onore di tutto il pianeta.
Dottor Jannone la sua Bergamo è la città più colpita del coronavirus: come sta vivendo questa tragedia epocale e quale aria si respira? Di scoramento e rassegnazione o di fiducia e voglia di rinascere?
Abbiamo vissuto momenti terribili che rimarranno per sempre nei nostri ricordi e nei nostri cuori. Abbiamo pianto troppi cari, troppi amici e abbiamo perduto una intera generazione di genitori e di nonni. Il mancato ultimo saluto a chi stava soffrendo e le bare trasportate, con i convogli militari, alle camere ardenti fuori città rappresentano ferite indelebili. È una tragedia immane a cui i Bergamaschi hanno saputo rispondere, e rispondono ogni giorno, con una compostezza e con una disponibilità a donare davvero meravigliose. Dobbiamo ora trovare la forza per ripartire, anche se sarà estremamente difficile.
Come giudica, anche da parlamentare di lungo corso, l’atteggiamento e il modus operandi del governo Conte? Si poteva e si doveva fare di più?
Dobbiamo essere sinceri, nessun governo poteva essere compiutamente preparato per affrontare una catastrofe di questo tipo. Certo non sono mancati gli errori, anche gravi, dovuti alla mancanza di esperienza e di autorevolezza, evidenti lacune emerse, in particolare, nella tempestività delle decisioni assunte e nella coerenza della comunicazione istituzionale. Ma non è questo il tempo dei processi, ora dobbiamo ricercare la coesione, elaborando le migliori soluzioni possibili. Con il contributo di tutte le forze presenti in Parlamento, istituzione peraltro sin qui ampiamente sottoutilizzata. Maggioranza e opposizione devono ricercare la condivisione più della partigianeria politica e della estemporanea ricerca dei consensi.
I governatori Fontana e Zaia sin dall’inizio hanno chiesto misure restrittive: si sono persi giorni decisivi per contenere il contagio?
I governatori credo abbiano agito con tempestività, fruendo delle strette relazioni con il territorio. Hanno svolto un ruolo fondamentale, soprattutto nelle fasi più critiche, nel sollecitare misure restrittive sempre più stringenti. Probabilmente in alcune zone, tra le quali proprio quelle più colpite della Bergamasca, si doveva agire con maggiore sollecitudine e con provvedimenti più marcati. Ci sarà il tempo per vagliare le colpe e attribuire le responsabilità. Responsabilità che certamente non sono mancate, con conseguenze davvero serie per la popolazione.
Alla fine dell’emergenza toccherà fare i conti con una crisi economica che pare annunciata: da grande imprenditore come giudica le misure presenti nel decreto “Cura Italia”?
Alla tragedia umana seguirà una crisi economica senza precedenti. Le imprese italiane hanno ormai perduto settimane di produzione, mesi di ordinativi e competitività nei confronti dei paesi più aggressivi. Nelle zone più produttive del paese (Bergamo, ad esempio, vale da sola il 2% del PIL italiano) molte aziende non saranno nelle condizioni di ripartire e di affrontare la concorrenza internazionale. Ancor peggio per i comparti del turismo, delle costruzioni, dell’automotive… Senza un adeguato sostegno dello stato, e il “Cura Italia” è del tutto insufficiente, si assisterà ad una fase recessiva e di depressione senza precedenti. Il sistema bancario dovrà necessariamente garantire liquidità, ma dovrà essere supportato da provvedimenti che devono trovare una consistente copertura europea, senza la quale la stessa Unione Europea rischia di perdere ogni fattiva ragione d’essere.
Capitolo volontariato: lo sforzo immane dei nostri Alpini, di gente comune, dei ragazzi della Curva dell’Atalanta sono un esempio encomiabile nel momento più difficile…
Gli Alpini, i tifosi atalantini, i nostri volontari rappresentano la luce in fondo al tunnel. Mi permetto di riprendere le parole di un mio recente intervento. Quando le televisioni di tutto il pianeta hanno trasmesso le immagini del nosocomio di Wuhan, tutti noi abbiamo invidiato l’efficienza cinese e abbiamo pensato alla nostra stucchevole burocrazia. Ma oggi abbiamo capito che non possiamo omettere alcuni “dettagli”, non proprio trascurabili. In Italia non vige un regime autoritario, ma una libera democrazia. Le donne e gli uomini che hanno costruito l’ospedale alla Fiera di Bergamo non sono comandati, ma volontari. Volontari, con la V maiuscola, che hanno rischiato la propria salute, che hanno donato la propria fatica, il proprio “saper fare”, spesso persino i materiali. Prendete un mappamondo, fatelo girare a caso, puntate il dito. Non c’è un solo angolo del pianeta in cui gli Alpini e i nostri Volontari non siano andati ad aiutare le popolazioni in difficoltà. Prendete un mappamondo, cercate l’Italia, poi la Lombardia e infine la piccola Bergamo. Non la troverete, ma la lezione dell’ospedale dei nostri Alpini, dei Volontari, dei ragazzi della Curva Nord, degli artigiani orobici merita il giro d’onore di tutto il pianeta.