La Germania spaccata 
sul varo degli eurobond

Il no tedesco agli eurobond ha scatenato una durissima polemica da parte dell’Italia e di tutti i Paesi del Sud Europa. Ma la rappresentazione di una Germania “miope” e poco solidale con il resto d’Europa, che non vuole mettere mano al portafoglio è schematica.

E, come tutti gli schemi, non dà il quadro della situazione di un paese dove, invece, è in corso un durissimo scontro sul livello degli aiuti economici e sul ruolo della Germania nel loro finanziamento.

Eurobond, Frank-Walter Steinmeier

Frank-Walter Steinmeier

Tedeschi contro tedeschi. Dall’esito di questo braccio di ferro dipenderà in gran parte il risultato del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue, convocato per il 23 aprile, la decisione politica sui fondi per contenere gli effetti della pandemia sui redditi di milioni di cittadini europei.

Non è un caso se, alla vigilia di Pasqua, il presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, ha pronunciato il suo primo discorso televisivo alla nazione in tre anni: «Noi tedeschi non siamo semplicemente chiamati a mostrare solidarietà all’Europa, siamo tenuti a farlo… Questo è un test di umanità… Mostriamo alle persone il meglio che è dentro di noi. E, per favore, mostriamolo anche a tutta l’Europa». Parole nette e chiare, con cui il socialdemocratico Steinmeier si è smarcato dalla cancelliera Merkel.

Con il suo discorso, il capo dello Stato tedesco, è diventato il capofila di un vasto fronte interno, avverso all’atteggiamento prudente del governo di Berlino sugli eurobond. Un fronte che comprende politici e intellettuali, ma anche economisti e imprenditori.

Eurobond, Banconote di euro

Banconote di euro

La campagna contro il “rigorismo” tedesco è stata aperta da Der Spiegel, il più influente e venduto settimanale tedesco, subito dopo la conclusione dell’Eurogruppo. L’editoriale del capo redattore Steffen Klusmann ha un titolo che non lascia dubbi: «Il rifiuto tedesco degli Eurobond è gretto, vigliacco e non solidale». L’Europa sta affrontando una «crisi esistenziale»scrive Klusmann, quindi  «apparire come il guardiano della virtù finanziaria in una situazione del genere è gretto e meschino». La conclusione è una autentica rasoiata alla Merkel: «Forse conviene ricordare per un momento chi è stato a cofinanziare la ricostruzione della Germania nel dopoguerra». Una posizione molto netta, condivisa anche da una parte del mondo economico.

Tra questi, Reinhold Wuerth, uno dei maggiori imprenditori tedeschi, che nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano Handelsblatt, ha manifestato preoccupazione per il futuro dell’Ue e delusione per la politica europea condotta dal governo federale definendola «un’enorme catastrofe». Aggiungendo che adesso il no tedesco agli eurobond, «dimostra l’ottusità con cui il governo federale lavora», quando la Germania avrebbe «il dovere di scavare a fondo nelle proprie tasche per la stabilità e la potenza dell’Ue».

Eurobond, Angela Merkel

Angela Merkel

È in tale prospettiva che devono essere emessi gli eurobond, per un valore di almeno «cinquemila miliardi di euro» conclude Wuerth, che si dichiara «pronto a finanziare le filiali del suo gruppo in Italia e Spagna, tra i paesi dell’Ue più gravemente colpiti dal coronavirus, qualora si rendesse necessario».

Sul fronte opposto, Il quotidiano conservatore Die Welt, si fa portavoce degli intransigenti e difende il governo. La solidarietà – scrive – è, «un’importante categoria europea, ma anche la sovranità nazionale e la responsabilità dei politici nei confronti dei loro elettori sono fondamentali». In questo contesto, «Roma e Parigi stanno spingendo a tutta forza per gli eurobond», ossia per una responsabilità del debito congiunta tra gli Stati membri dell’Ue. Ma, avverte Die Welt nel suo editoriale, le obbligazioni europee sarebbero «una gigantesca perdita di miliardi di euro per i contribuenti tedeschi».