«Restate a casa». Dall’11 marzo, da quando è scattata la fase più tragica del cataclisma Coronavirus, forse è l’unico punto fermo. Giuseppe Conte ha lanciato la raccomandazione agli italiani per contenere e arrestare la diffusione del contagio e anche oggi il presidente del Consiglio la conferma. I medici e gli scienziati hanno sostenuto la bontà della soluzione confinamento e anche adesso la ribadiscono.
Non sempre è così. Anzi, quasi mai è così. Prima abbiamo ascoltato in televisione e letto sui giornali: «Le mascherine non servono a chi non è malato», poi la smentita: «Le mascherine servono a tutti, sono una protezione». Alcuni presidenti di regioni, i più rigorosi (il lombardo Attilio Fontana e il campano Vincenzo De Luca), le hanno rese obbligatorie, ma a livello nazionale chi esce da casa può farne a meno se non entra in luoghi chiusi (negozi e uffici).
Le passeggiate? Prima è giunto il divieto del governo: «Niente passeggiate» perché si può uscire solo per «comprovate urgenze» di lavoro, sanitarie, di acquisti alimentari e di famiglia. Poi è seguita la parziale rettifica: sì alla passeggiata ma solo «vicino a casa». Idem per i bambini: multe a chi porta fuori di casa i bambini per fargli prendere «un po’ d’aria». Poi la smentita: niente multe se un genitore va con un figlio piccolo a fare la spesa «al supermercato».
«Distanziamento sociale» e niente assembramenti di persone perché c’è il rischio di contagio. Ma, a un certo punto, sono scattati degli orari più corti per i supermercati. È seguito il panico perché le file già lunghe sono aumentate a dismisura con un maggior rischio di infezioni. Così come non detto: orari più lunghi di apertura.
Ancora. Tante altre indicazioni a raffica. «Almeno un metro» di distanza gli uni dagli altri per scongiurare il contagio, ma forse sono meglio due metri, forse quattro perché «le goccioline» di saliva con il virus possono correre molto quando si parla o, peggio, si starnuta o si tossisce.
All’inizio risuonava: il pericolo di malattia e di morte riguarda «gli anziani», soprattutto quelli cardiopatici e attaccati da un tumore; giovani e bambini sono praticamente «immuni». Ma poi il Covid-19 ha attaccato anche i bambini e i giovani. Anzi, sono morti perfino trentenni e quarantenni atletici. Gli scienziati e i virologi hanno commentato sconfortati: il Coronavirus «è subdolo», è una malattia nuova che «non conosciamo».
I vecchi, le persone «più fragili» sono sempre nel mirino. Dal 4 maggio è prevista «la fase 2», piano piano probabilmente si potrà ricominciare a uscire di casa con tutte le precauzioni del caso. Con una eccezione, forse: i vecchi. Il governo pensa di posticipare l’uscita per chi ha oltre 70 anni mentre la commissaria europea Ursula von der Leyen ipotizza un confinamento a casa addirittura fino a dicembre. Tutti gli altri uscirebbero fuori, probabilmente a scaglioni. Forse, corazzati con mascherine e guanti di protezione. Forse dovranno essere occupati solo, e non tutti, i posti a sedere sugli autobus e sulle metropolitane.
Da martedì 14 aprile il governo ha allentato un po’ le restrizioni. Hanno riaperto le librerie, le cartolerie e i negozi per bambini. Ma non dappertutto. Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Campania, ad esempio, hanno vietato la riapertura. I governatori delle 21 regioni italiane con proprie ordinanze decidono norme più rigide o più morbide, secondo i casi, rispetto ai decreti dell’esecutivo.
Ancora. C’è l’accordo nella Ue su come affrontare le enormi spese sanitarie ed economiche per la ricostruzione? No, forse ci sarà.
L’incertezza su tutto è forte. L’unica sicurezza per tornare a una vita normale, senza temere baci e abbracci, è la scoperta di una cura specifica, meglio ancora, di un vaccino. Una cinquantina di centri di ricerca stanno lavorando a ritmi frenetici in tutto il mondo ma ci vorrà «almeno un anno». Un anno? No 5 mesi, forse avremo un vaccino già «a settembre».
Tante notizie e voci contrastanti. Certo non è semplice affrontare un disastro cosmico come il Coronavirus che solo in Italia ha causato oltre 21 mila morti. Ma a rischio non sono solo i polmoni attaccati dal Covid-19, ma anche la testa. Può andare in tilt sotto il bombardamento di informazioni contraddittorie. Per ora resta solo una certezza, quel «restate a casa».