Dai capi di Stato al Tribunale. Dalle proteste diplomatiche alle carte bollate. Prima si è mosso Donald Trump per chiedere “chiarimenti” a Xi Jinping sul Coronavirus. Scontri e fragili tregue si sono susseguiti. Poi si è mossa anche Angela Merkel.
Il presidente degli Stati Uniti e la cancelliera tedesca hanno anche mobilitato le rispettive diplomazie contro i supposti ritardi della Repubblica popolare cinese nel comunicare all’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) i primi pericolosi dati sulla propagazione del Covid-19 nel paese del Dragone. Il presidente cinese e la sua diplomazia hanno sempre replicato: Pechino si è comportata con “cooperazione” e “trasparenza”.
Le conseguenze della pandemia sono state devastanti sul piano planetario: in particolare gli Stati Uniti hanno patito oltre 46 mila morti e 800 mila contagiati, l’Europa ha contato più di 100 mila vittime e di un milione di infettati (la nazione più colpita è stata l’Italia).
Ma, oltre al dolore per i morti, c’è da fare i conti con un vero cataclisma economico: blocco quasi totale delle attività produttive-commerciali per cercare di arrestare le infezioni in attesa di un vaccino, chiusura di centinaia di migliaia di aziende, decine di milioni di disoccupati e di persone ridotte alla fame. Qualcuno ha cominciato a battere cassa con la Cina. L’Hotel De La Poste, uno dei più lussuosi e prestigiosi alberghi di Cortina D’Ampezzo, ha citato per danni il ministero della Sanità della Repubblica popolare cinese davanti al Tribunale di Belluno. Le accuse sono soprattutto due: 1) «Non aver tempestivamente segnalato all’Oms lo stato del diffondersi del virus e dei suoi gravi effetti letali a cavallo fra novembre e dicembre 2019»; 2) «Non aver assunto i necessari provvedimenti di controllo sugli scali aeroportuali in partenza dalla Cina». Di qui il ricorso al Tribunale. C’è la richiesta del rimborso dei danni per la fuga dei turisti dall’albergo, proprio in piena stagione sciistica con il tutto esaurito registrato dall’Hotel De La Poste anche per le finali di Coppa del mondo di sci alpino fissate dal 18 al 22 marzo 2020.
Anche negli Stati Uniti, però, scatta la mossa del ricorso al Tribunale. Il Procuratore generale del Missouri Eric Schmitt ha accusato Pechino per i morti e i danni economici causati dal Covid-19. Lo Stato del Midwest dell’Unione ha fatto causa presso una Corte federale degli Usa reclamando dal governo cinese il risarcimento dei danni. Il ministero degli Esteri cinese ha definito l’accusa «un’assurdità», priva di qualsiasi base, compresa quella legale.
Negli Usa sono scattate azioni legali anche da parte dei privati per risarcimento danni, motivate dal presunto occultamento della verità sulla pandemia da parte di Pechino. Già si contano quattro “class action”. La prima azione legale è partita dalla Florida impiantata dallo studio legale “Berman Law Group”. L’avvocato Matthew Moore ha accusato: la Cina «ha agito lentamente o insabbiando i fatti per tutelare il proprio interesse economico».
In ballo ci possono essere migliaia di miliardi di dollari per risarcimento danni. Un grande problema politico si sta trasformando in uno scontro giudiziario, rischia di sfuggire dalle mani dei capi di Stato per finire in Tribunale. Ma difficilmente i giudici potranno fare giustizia. Il vero tema dello scontro è politico: è il conflitto tra Occidente e Oriente per la supremazia mondiale.