Sforzarsi di essere ragionevoli. Uno ce la mette tutta. Come si fa a non capire che è buona regola, anche senza Coronavirus, non starnutire sul viso del prossimo? Ovvio che sia buona regola lavarsi le mani ogni volta che si rientra a casa e prima di mettersi a tavola.
Igienico anche seguire la “regola” giapponese di lasciare all’entrata di casa le scarpe, e così evitare di portare le possibili sporcizie che si calpestano per strada… Sono regole “basiche” dettate da puro buon senso e dalla educazione. Poi ci sono i giorni del Coronavirus. Giorni resi ancora più complicati da una burocrazia miope, saccente; Gustave Flaubert, che dell’umana stupidità aveva l’ossessione, aggiungerebbe pagine e pagine, al suo Catalogue des idées chic.
Passato il ponte dell’1 maggio, si allenterà un poco la “stretta”, ci si avvierà a una vita meno “reclusa”. Si potrà andare a vedere cosa è accaduto nelle seconde case. Il primo arcano: poniamo che i vostri nonni vi abbiano lasciato in eredità una casetta in Romagna, a Cervia. Voi abitate a Roma, o a Milano. Volete andarci per qualche giorno? Niente da fare. Il vostro vicino, invece sì: lui vive a Bologna. Dunque, i 200 chilometri in automobile da Bologna a Cervia non costituiscono potenziale pericolo. I 400 da Roma o da Milano, invece sì. Qualcuno lo spiega?
Come sempre si è autorizzati ad andare al supermarket, o in farmacia. Con il regolare modulo cartaceo che auto-certifica quello che si va a fare. Se si viene fermati, bisogna esibirlo. Se il modulo uno non ce l’ha? Te lo forniscono loro. Tanto vale, allora… Ma perché mostrare un pezzo di carta, non basta la dichiarazione verbale? Chi ha inventato questa macchinosa procedura? Perché non si fa in altri paesi sottoposti a lockdown? Sono più stupidi loro, siamo più intelligenti noi?
Si viaggia, non solo per diletto. Ci si muove per lavoro, per necessità. Le “misure” che si ipotizzano per gli spostamenti in aereo e in treno sono da brivido, con quei separé in plexiglas, distanziati un metro o due. Ma questo è il meno. Si potrà andare in bagno? E come? Soprattutto: nelle stazioni e negli aeroporti, in andata e ritorno, come mantenere le distanze, all’imbarco e nel recupero dei bagagli?
Quando riapriranno i bar, e si vorrà prendere un caffè o un aperitivo, passino i guanti, ma la mascherina bisognerà pur togliersela; o ci sarà un buco per la cannuccia? Giorni fa la bizzarra idea di un imprenditore che propone box in plexiglass nelle spiagge: perfetti per ustioni a presa rapida, e poi che felicità per i ragazzini, ognuno con paletta e secchiello inscatolato nel suo quadratino di sabbia…Naturalmente il bagno a turno, attraverso percorsi appositi, uno per l’andata, l’altro il ritorno, in distanziata fila indiana. Una simile idea anche per i ristoranti: ogni commensale vede il vicino attraverso un vetro-plastificato, come i reclusi al 41-bis. Roba che neppure se a cena ti invita Michelle Pfeiffer.
La scuola, altro capitolo interessante: evitare le promiscuità passate. Dunque, classi dimezzate. Dunque, aule raddoppiate. Dunque, insegnanti raddoppiati. Dunque, personale non insegnante raddoppiato… Chi paga? Chi la convince una masnada di ragazzini a stare per quattro-cinque ore con mascherina e guanti, non toccarsi il viso, e tutte quelle cose che si fa da adolescenti? Si ipotizza poi la tele-scuola. Si dà per scontato che tutti abbiano un computer a propria disposizione; che ci sia una connessione che regge il traffico; e pazienza se poi si raccomanda allo stesso adolescente di non trascorrere troppo tempo davanti a un computer.
Per quel che riguarda i mezzi pubblici, si ride o si piange? Qualcuno dei tanti “comitati” al lavoro ha mai preso uno di quei treni dove migliaia di lavoratori ogni giorno vanno e vengono dai paesi satelliti di Milano, Napoli, Roma, Torino? La parola magica sembra essere smart-working. Si vede che non hanno mai toccato chiodo… L’autobus che viaggia con appena venti passeggeri, chi lo mantiene? Già ora le aziende piangono miseria, figuriamoci se viaggiano mezze vuote… C’è chi propone di incentivare il traffico privato. Nei centri storici? E dove si parcheggia? Comunque ogni inverno scattano le centraline per lo smog, e i relativi blocchi. Dunque? Altra genialata: tutti sportivi, in bicicletta. D’inverno a Milano o a Torino, un toccasana per la salute; a Roma, poi, una meraviglia, con i sette colli, e le buche che risalgono al tempo del Papa-re…
Che il nostro stile di vita debba cambiare, che ci si debba rassegnare a nuove e diverse abitudini, non c’è dubbio; ma, sommessamente: i “cervelloni” dei tanti comitati che stanno studiando come si dovrà vivere nel futuro prossimo: sperimentino loro per una settimana almeno, le proposte che fanno. Poi se ne parla. Grazie.