La patrimoniale compare e scompare. Il nome nuovo è «contributo di solidarietà». Prima si è affacciata sul tavolo del governo giallo-rosso su iniziativa di Graziano Delrio. Il capogruppo del Pd alla Camera ha proposto per il 2020 e il 2021 «un contributo di solidarietà a carico dei redditi più elevati», quelli superiori agli 80 mila euro l’anno.
Gettito previsto 1.300 miliardi di euro. Ma l’imposta patrimoniale, denominata con il nome meno ostico di «contributo di solidarietà», è quasi subito scomparsa dalla scena. L’hanno bocciata praticamente tutti: le opposizioni (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia); due partiti della maggioranza (M5S e Italia Viva). Lo stesso segretario del Pd Nicola Zingaretti ha operato un garbato ma netto accantonamento.
L’ha spinta in pista Oscar Farinetti. Il proprietario di Eataly ha proposto di imitare la patrimoniale decisa nel 1992 da Giuliano Amato: «Manderemmo nella casse dello Stato 82 miliardi di euro».
La patrimoniale ha minacciato pericolosamente il portafoglio degli italiani. Tutto sembrava perduto il 26 marzo, quando Conte chiese inutilmente al Consiglio europeo il varo dei Coronabond per affrontare le enormi spese (sanitarie e di ricostruzione economica) causate dal Covid-19. Allora ricevette il secco no da Angela Merkel e dagli altri paesi del nord Europa alla messa in comune del debito, ma poi la situazione è cambiata. Christine Lagarde alla Bce ha stanziato circa 1.000 miliardi di euro, il 23 aprile il Consiglio europeo successivo (su spinta della cancelliera tedesca) ha raggiunto l’accordo di principio per mobilitare fino a 2.000 miliardi.
Restano i dubbi sull’ampiezza e sui tempi della «solidarietà» dell’Unione europea: l’Italia e gli altri paesi più colpiti dalla pandemia, come Spagna e Francia, avranno soldi a fondo perduto o pagheranno interessi minimi? I fondi arriveranno subito o nel 2021? La partita slitta al prossimo Consiglio europeo del 6 maggio. Per ora la patrimoniale non c’è.