Bici, bici e ancora bici. È un inno corale e improvviso alle due ruote, quelle sulle quali viaggiavano gli italiani negli anni duri successivi alla Seconda guerra mondiale. Il governo Conte e il Campidoglio concordano perfettamente: puntano molto sulle biciclette per la mobilità post Coronavirus.
La ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, Pd, parte da una premessa: per contenere i nuovi contagi su aerei, treni e autobus occorrono le “mascherine”, lo scaglionamento degli orari di lavoro, il “distanziamento sociale” di almeno un metro tra una persona e l‘altra.
Sono progetti singolari, difficili da realizzare. Incombe l’incubo del rombo massiccio alle automobili, con il conseguente caotico e inquinante intasamento delle città. La ministra punta in particolare sulle biciclette per impedire degli ingorghi perenni, anche perché gli autobus «viaggeranno al massimo col 50% dei posti occupati» per evitare un sovraffollamento rischioso per la salute. Come realizzare l’operazione bici? Dice al Corriere della Sera: «Ci saranno incentivi per l’acquisto di bici, bici elettriche e monopattini». Già, ma dove marceranno le due ruote vista la carenza di piste ciclabili nelle città? Paola De Micheli indica la soluzione rapida di aprire delle piste ciclabili nelle strade urbane più grandi: «Modificheremo il codice della strada per consentire l’apertura di piste ciclabili in via transitoria anche solo con segnaletica orizzontale e anticiperemo risorse». Già, per cambiare il codice della strada c’è anche la complicazione legislativa (approvazione del Parlamento) e burocratica (applicazione delle nuove norme da parte della pubblica amministrazione).
E la soluzione di più autobus e più metropolitane? Paola De Micheli ridimensiona le aspettative non solo per un problema di fondi: «Non ci sono i tempi per farlo nell’immediato. Dove si potrà sarà aumentata la frequenza negli orari di punta».
Virginia Raggi è perfettamente d’accordo: «Nella ripresa, per evitare che le nostre città siano invase dalle auto, stiamo lavorando su alcune direttrici comuni: privilegiare per chi può il trasporto attraverso bici o mezzi dolci come monopattini». Da sempre è una ambientalista sostenitrice delle biciclette e della costruzione di piste ciclabili.
Quando nel 2016 divenne sindaca grillina di Roma propose perfino la costruzione di una grande ciclabile da realizzare in affiancamento al Grande raccordo anulare per le auto della capitale. Ma poi si sono perse le tracce del Grab (Grande raccordo anulare per le bici) e anche le poche piste ciclabili della metropoli hanno risentito di una scarsa manutenzione.
Anche la sindaca di Roma come la ministra dei Trasporti pensa alla soluzione rapida di impiantare delle piste ciclabili sulle carreggiate dei viali più larghi: «Stiamo lavorando per realizzare rapidamente delle corsie ciclabili, stiamo pensando di dedicare a Roma le controlaterali delle strade grandi alla ciclabilità». Vuole aiutare «la mobilità dolce anche incentivando l’acquisto di bici elettriche».
E gli autobus? L’Atac, la disastrata azienda capitolina dei trasporti, reggerà all’urto? Virginia Raggi ha indicato i progetti per aumentare le corse sulle linee più frequentate e per ridurre il numero dei passeggeri in chiave anti contagio: «Stiamo programmando dei conta-passeggeri, stiamo lavorando con alcuni operatori telefonici per avere, in maniera anonima, dei dati di traffico e aumentare le corse sulle linee più frequentate».
Dal 4 maggio funzioneranno i trasporti pubblici e gli orari scaglionati per andare al lavoro? La sindaca di Roma non è molto ottimista: «Pur rimettendo a regime il trasporto pubblico, rischiamo di essere invasi dalle auto». Non è molto ottimista nemmeno la ministra dei Trasporti: «Ci impegneremo al massimo e comunque sarà un processo graduale».