Dopo lo stato di emergenza, con l’isolamento sociale per contenere la pandemia, in gran parte d’Europa è arrivato il momento della cosiddetta Fase 2. Con le riaperture parziali e il graduale ritorno alla normalità.
In Italia, sono stati fissati «rigidi protocolli di sicurezza» sui quali – ha assicurato il presidente del Consiglio a nome del governo – «saremo intransigenti». Il problema è che questi protocolli a volte risultano talmente rigidi da sfidare il buon senso sfociando a volte nel ridicolo. Come nel caso dei «congiunti» a cui è consentito fare visita, dizione che ha suscitato numerose polemiche, rendendo necessaria una precisazione che ha peggiorato le cose. Con quella nota, in cui si spiegava che per «congiunti» bisogna intendere le persone legate da «affetti stabili», seguita ovviamente da una valanga di sfottò sui social.
Adesso è la volta del chiarimento sui bagni. Ecco che cosa è scritto sul sito del governo: «Chi abita entro i 200 metri dall’acqua può fare il bagno, se non è vietato dalle ordinanze locali». Perché questo limite dei 200 metri dalla propria abitazione? Perché, è la spiegazione del governo, in tal caso, la nuotata «è assimilata all’attività motoria». Dal che si deduce che se uno si tuffa in uno specchio d’acqua che non è «entro i 200 metri» dalla sua abitazione non esercita un’attività motoria. Siamo di nuovo al ridicolo.
Per non parlare della complessità delle norme, in un labirinto fatto di autocertificazioni, documenti e complicati adempimenti burocratici. Solo per il sostegno ai redditi sono state varate 44 norme. Insomma, una Babele di permessi e divieti.
E così il presidente della Repubblica Mattarella, approfittando del suo discorso per il Primo Maggio, ha tirato l’orecchio a Conte, sottolineando che di fronte alla pandemia «il governo ha il dovere di dare indicazioni ragionevoli e chiare».
Ecco, «ragionevoli e chiare». Esattamente come quelle varate dal governo portoghese, presieduto da Antonio Costa, per la Fase 2 che, anche in Portogallo, è stata fissata a partire dal 4 maggio. Poche regole semplici e chiare raccolte in una paginetta. Il Plano de desconfinamento impone il “confinamento” obbligatorio soltanto per le persone «contagiate e in vigilanza attiva».
Per il resto si fa affidamento sul «dovere civico» e c’è solo la raccomandazione di «restare chiusi in casa» il più possibile. Tutti. Vecchi e giovani, senza distinzioni legate all’età anagrafica, ma solo allo stato di salute. Sono proibiti gli “eventi” con più di dieci persone.
Negli spazi chiusi la concentrazione massima è limitata a cinque persone per ogni cento metri. Ai funerali è prevista «la presenza dei soli familiari». Le mascherine sono obbligatorie soltanto sui mezzi pubblici e negli spazi chiusi. Segue un calendario di riaperture che – come dappertutto in Europa – è indicativo.
Il Primo Ministro ha precisato che, durante la Fase 2, le maglie potranno essere allargate o ristrette sulla base degli indicatori con cui viene monitorato l’andamento della pandemia e il numero dei contagi. Intanto, niente “protocolli rigidi”, niente minacce di essere “inflessibili” e niente autocertificazioni. Da politico abile qual è, il leader socialista portoghese ha scelto fin dall’inizio una linea “suave”, cioè di fermezza non dichiarata e, comunque, mai ostentata. Quella che un quotidiano portoghese ha subito definito con un bel titolo in prima pagina: «L’emergenza morbida di Costa».