Doppia buca e riemerge
il selciato del Pantheon

L’antica pavimentazione di piazza del Pantheon all’epoca dell’imperatore Adriano. Una, anzi due buche provvidenziali ed è riemerso un tesoro archeologico.

Piazza del Pantheon, Scavi archeologici dell'antica pavimentazione romana

Scavi archeologici dell’antica pavimentazione romana

In una Roma semideserta per il Coronavirus si è aperta una voragine in piazza della Rotonda, proprio davanti al Pantheon e, incredibilmente, sono riemerse sette lastre di travertino, spesse 30 centimetri, dei rettangoli di circa 80 centimetri per 90.

La Soprintendenza speciale ai beni archeologici di Roma fa risalire l’antica pavimentazione di piazza del Pantheon al secondo secolo dopo Cristo, all’epoca di Publio Elio Adriano, l’imperatore scrittore e filosofo che ricostruì il capolavoro di architettura andato a fuoco. Il tempio di tutti gli dei fu edificato tra il 27 e il 25 avanti Cristo da Marco Vipsanio Agrippa, valoroso generale e genero di Cesare Ottaviano Augusto, e più volte andò distrutto. Agrippa costruì il Pantheon per affermare l’egemonia culturale di Augusto, il fondatore dell’impero romano. Sotto il manto stradale, a circa 2,30-2,70 metri, erano sepolte le sette lastre di travertino, dell’epoca di Adriano.

Piazza del Pantheon, L'antica pavimentazione dell'epoca dell'imperatore Adriano

L’antica pavimentazione dell’epoca dell’imperatore Adriano

Più che una scoperta è una straordinaria riscoperta: una prima buca, negli anni ’90 del Novecento, aveva portato alla luce la pavimentazione. «Dopo più di vent’anni dal loro primo rinvenimento – spiega in una nota Daniela Porro, soprintendente speciale di Roma -, riemergono intatte le lastre della pavimentazione antica della piazza antistante al Pantheon, protette da uno strato di pozzolana fine. Una dimostrazione inequivocabile di quanto sia importante la tutela archeologica, non solo come occasione di conoscenza, ma fondamentale per la conservazione delle testimonianze della nostra storia, un patrimonio inestimabile in particolare in una città come Roma».

Come tanti altri reperti archeologici non sono finiti in uno dei tanti musei di antichità romane, ma sono rimasti sotto terra per altri quasi trent’anni. Forse non sono stati collocati in un museo per mancanza di spazio o forse per altri imperscrutabili motivi. Fatto sta che una nuova buca li ha riportati alla luce, forse è il segnale della volontà di riemergere ad ogni costo per farsi ammirare da turisti e visitatori.