Zes è una sigla magica. Significa Zone economiche speciali e ha fatto faville in tutto il mondo. In particolare ha portato dal sottosviluppo allo sviluppo le zone più povere di Cina, Dubai, Polonia. Sono due gli elementi vincenti delle Zone economiche speciali: gli incentivi fiscali agli investimenti e l’estrema semplificazione delle procedure burocratiche.
Il successo c’è stato ovunque con una sola eccezione: l’Italia. Eppure un decreto legge del 2017 ha reso possibili le Zes anche nelle regioni meridionali del nostro paese, quelle già in profonda crisi anche prima dello scoppio del Coronavirus. Una terribile notizia di cronaca dà il senso di quanto devastante sia stato il blocco delle attività economiche per combattere il Coronavirus soprattutto nel Mezzogiorno. Antonio Nagaro, 58 anni, piccolo imprenditore, si è suicidato nei capannoni della sua impresa nella periferia di Napoli. Sembra che fosse disperato perché, riaperti i battenti, non riuscisse a far fronte al pagamento dei fornitori e dei salari dei lavoratori. Negli ultimi anni le disastrate regioni meridionali sono diventate protagoniste praticamente solo quando Matteo Salvini, a caccia di voti, ha trasformato la Lega da partito del nord in forza nazionale.
La situazione sociale ed economica nel Sud è catastrofica, gli investimenti sono bloccati, la disoccupazione e il precariato sono in tumultuosa avanzata. Le Zes potrebbero essere una importante carta da giocare. Luigi Barone, consigliere delegato della Ficei (Federazione Italiana Consorzi Enti industrializzazione) per il Sud e le Zes, non usa mezzi termini: «Perdere altro tempo sulle Zes significa voler danneggiare ulteriormente il Mezzogiorno».
Il rappresentante della Ficei ha scritto al ministro per il Sud Giuseppe Provenzano e ai dirigenti del Pd sollecitando a fare presto. «Al ministro -ha precisato- ho chiesto di accelerare le procedure,
nominando immediatamente i commissari previsti dalla legge di bilancio 2020 per singola Zes già approvata (Campania, Puglia-Basilicata, Puglia-Molise e Calabria)». Ai vertici del Pd, invece, ha chiesto «di considerare le Zes prioritarie per il rilancio degli investimenti industriali nel Mezzogiorno anche nei provvedimenti in discussione». È preoccupato Luigi Barone: «Si parla di fase 2, fase 3, rilancio dell’economia e non si è capaci nemmeno di dare attuazione agli strumenti normativi già approvati. Le Zes potrebbero rappresentare l’unico vero volano per attrarre nuovi investimenti nelle aree meridionali con incentivi e soprattutto vera sburocratizzazione e semplificazione».