Un marchio Ue per salvare dal tracollo il turismo europeo. Il progetto è già sul tavolo di Emmanuel Macron, Pedro Sànchez e Angela Merkel. Si intitola: Green-zone travelling: a pan-european strategy to save tourism.
Gli autori sono due docenti universitari: Miquel Oliu-Barton insegna matematica a Parigi; Bary Pradelsky insegna economia a Oxford. Ora bisognerà vedere se l’Unione europea vorrà e saprà utilizzare il piano per rimettere in piedi il turismo del Vecchio continente azzerato dalla catastrofe umana, sociale ed economica del Coronavirus.
L’idea è di far ripartire il turismo cancellando la paura. Il terrore della pandemia, la tragedia dei 150 mila morti causati in Europa dal Covid-19, ha bloccato gli europei in un lugubre “confinamento” a casa per arrestare il contagio. In pochissimi oggi rischierebbero il pericolo di un viaggio, di una vacanza fuori dai confini nazionali. Il progetto di Oliu-Barton e di Pradelsky è di creare e garantire un “corridoio verde” (virus «sotto controllo») nei vari paesi Ue. L’obiettivo è di un turismo europeo sicuro, di assicurare viaggi e vacanze tranquille senza il pericolo di una infezione. Il turismo senza paure sarebbe garantito da «una rete di regioni certificate da istituzioni europee».
Il progetto ha un triplo obiettivo: 1) culturale perché tirerebbe fuori dall’isolamento milioni di persone finite in clausura a casa; 2) politico perché l’Europa darebbe una soluzione unitaria a un problema drammatico; 3) economico perché rimetterebbe in moto il treno del turismo (dai trasporti, agli alberghi, ai ristoranti, agli stabilimenti balneari) impedendo la catastrofe di milioni di disoccupati.
Occorre fare presto. Le vacanze estive sono alle porte e il turismo è un bastione fondamentale dell’economia, in particolare per i paesi mediterranei. Il tandem dei professori fa i conti: «Ogni anno il turismo rappresenta l’11% dell’occupazione e il 14% del PIL in Spagna, il 13% dell’occupazione e il 12% del PIL in Italia, il 26% dell’occupazione e il 25-30% del PIL in Grecia e il 13% dell’occupazione e oltre il 20% del PIL in Croazia». Perdere i turisti estivi per l’Italia, la Spagna, la Grecia, la Croazia sarebbe un autentico disastro.
O l’Europa trova la voglia e la forza per un’azione comune, oppure può succedere di tutto. C’è anche il rischio di un’azione frammentata delle varie nazioni europee nell’ansiosa ricerca di una soluzione “purché sia”. La Germania, ad esempio, sta pensando a degli accordi con la Croazia. L’Austria ha proposto “un patto a sette” con i paesi meno attaccati dalla pandemia, con meno morti e contagiati. Il premier austriaco Sebastian Kurz ha proposto a Israele, Nuova Zelanda, Australia, Grecia, Repubblica Ceca e Danimarca un rapporto privilegiato per far rifiorire turismo e commercio.
Il «marchio verde UE» potrebbe fare la differenza. Anche in questo caso c’è un problema di solidarietà ma anche di convergenza di interessi europei, come sul finanziamento del debito pubblico comune per far fronte alle spese di ricostruzione post cataclisma Coronavirus. Il problema è ben chiaro a Oliu-Barton e a Pradelsky: «Le zone verdi europee rappresentano un’opportunità unica per l’UE di dimostrare la propria leadership». Già, I due professori hanno capito l’alto valore politico del progetto, chissà se anche i governi europei saranno capaci di comprenderlo.