Cannoni, bombe atomiche, “guerra fredda”, dazi alle frontiere. Il mondo dopo tante diverse guerre adesso rischia di sperimentare anche la “guerra del vaccino” contro il Coronavirus.
Donald Trump ha assicurato: «Avremo un vaccino efficace» in tempi rapidi, «entro la fine dell’anno, o anche prima». Gli Usa sono stati colpiti al cuore dal Covid-19. Trump ha messo nel mirino il Dragone, teme di vedere sfumare la vittoria nelle elezioni presidenziali di fine 2020 per un secondo mandato alla Casa Bianca, così cerca di avere nelle sue mani un vaccino prima di tutti.
In tutto il mondo si sta lavorando freneticamente a circa 100 vaccini. Se la gara dovesse essere vinta da una università o da una casa farmaceutica americana bene, altrimenti il presidente degli Usa penserebbe di acquistare una sorta di diritto di “prelazione” su un eventuale vaccino realizzato all’estero. È il caso della Sanofi. La casa farmaceutica francese prima avrebbe fatto intendere l’esistenza di una sorta di diritto di prelazione degli Usa sulle prime dosi in quanto «investitori migliori», poi ha fatto retromarcia per l’altolà di Emmanuel Macron: il vaccino è «un bene pubblico, il suo accesso deve essere equo e universale» non legato alle leggi del mercato. Sulla stessa posizione del presidente francese sono la cancelliera tedesca Angela Merkel e la commissione europea.
Ma questa gara intende vincerla Xi Jinping. La Cina ha annunciato di lavorare a cinque vaccini. Il vice ministro della Commissione nazionale per la sanità, Zeng Yixin, ha precisato: lo sviluppo del vaccino «sta procedendo senza intoppi».
I colpi di Coronavirus hanno pesantemente indebolito sia Donald Trump sia Xi Jinping. Chi avrà il possesso del vaccino conquisterà un ruolo sanitario, politico ed economico centrale. Chi la spunterà deterrà le chiavi di accesso al nuovo mondo post pandemia: potrà avere l’egemonia globale. La “guerra del vaccino” è aperta.