A pochi giorni dalla decisione di Bruxelles sugli aiuti economici per i paesi dell’Unione Europea messi in ginocchio dal Coronavirus, Angela Merkel si è smarcata dalle mosche cocchiere del rigore, dai quattro moschettieri (Olanda, Austria, Svezia e Danimarca) che stanno frenando le trattative sul Recovery Fund.
Sarà perché Berlino non ha interesse alla morte dell’euro. Sarà perché la sopravvivenza dell’Ue è comunque nell’interesse della Germania. Sarà perché vuole passare alla storia come la donna che ha salvato l’Europa, sta di fatto che la Cancelliera tedesca ha incrinato il fronte rigorista. Con proposta franco-tedesca di raccogliere 500 miliardi sul mercato e di emettere Eurobond ha varcato la linea del Rubicone, tendendo una mano ai paesi del Sud Europa.
Il fondo verrebbe finanziato da un’emissione comune garantita dal prossimo bilancio dell’Ue. I soldi verrebbero distribuiti ai vari Paesi europei “secondo necessità”. Per cui all’Italia spetterebbero più o meno 100 miliardi. In tutto o in parte a fondo perduto.
Il fondo comune europeo potrebbe determinare una svolta “storica”. Sul modello di quella fatta nel 1790 dal governo federale Usa per dare vita all’unione monetaria degli Stati Uniti. Si tratta del cosiddetto “modello Hamilton”, dal nome dell’allora ministro del Tesoro nord-americano che, di fronte alle economie dei singoli stati distrutte dalla guerra civile, decise di caricare tutti i debiti sul bilancio del governo centrale e con questo fece un passo decisivo per la creazione dell’unione monetaria degli Stati Uniti d’America.
Sarà così anche per l’Unione Europea? Intanto, una cosa è certa: a pochi giorni dalla proposta della Commissione Europea per un piano d’intervento che viene rinviato da settimane, la Merkel ha fatto asse con il presidente francese (da sempre favorevole agli Eurobond) per proporre l’emissione di titoli di debito finanziati da tutti i paesi della Ue. Con finanziamenti a fondo perduto.
È successo, insomma, che la Cancelliera ha deciso di mettere in campo tutto il suo potere rompendo il tabù che fino ad ora ha dominato la politica europea della Germania. Con il conseguente rifiuto di qualsiasi forma di mutualizzazione dei debiti e perfino con un ricorso (vinto) al Tribunale Costituzionale tedesco contro la politica di aiuti della Bce guidata da Mario Draghi.
Adesso l’iniziativa franco-tedesca popone – invece – che sia la Commissione europea a finanziare direttamente un fondo di aiuti per tutti. Per passare dalle parole ai fatti bisognerà vincere l’opposizione dei quattro paesi del gruppo dei virtuosi (Olanda, Austria, Svezia e Danimarca) contrari a qualsiasi mutualizzazione dei debiti.
Un fronte che però, adesso, senza la Germania, non sembra in grado di condizionare Bruxelles. Si tratta infatti di piccoli paesi che molto hanno ricevuto dall’Unione, a cominciare dall’Olanda che di fatto è un paradiso fiscale, e che quindi adesso non possono mettersi contro l’asse franco-tedesco senza correre rischi. D’altra parte, una politica esperta come la Merkel difficilmente avrebbe fatto un passo del genere se non avesse prima valutato la reale forza degli oppositori.
Arrivata perciò al suo ultimo mandato, e a un passo dall’uscita di scena dal palcoscenico da cui ha regnato per 15 anni, adesso la Cancelliera ha un’occasione insperata: quella di uscire dalla porta della Storia, come la donna che ha salvato l’Europa. E, forse, anche di guidare un altro governo a Berlino.