Il 28 maggio, saranno quarant’anni che Walter Tobagi veniva assassinato da un gruppo di giovani della borghesia bene milanese che aspira, con quel delitto ad entrare nelle Brigate Rosse. Cretini, gli esecutori materiali. Assassini, ma cretini. Favoriti da un clima, un contesto.
Il PSI prende molto a cuore, la vicenda, e il quotidiano del partito, l’”Avanti!” conduce una dura e isolata campagna. Ne paga anche qualche conseguenza, penalmente parlando: dirigenti del PSI e giornalisti vengono condannati per quello che dicono e scrivono. La si dovrebbe rileggere con molta attenzione quella pagina oscura della nostra storia, e forse qualche grazie a Bettino Craxi, Salvo Andò, Paolo Pillitteri, Ugo Intini, Roberto Guiducci e altri ancora, andrebbe detto. Non fosse altro per non essersi fatti intimidire e aver caparbiamente cercato di fare luce su quella vicenda ancora oggi poco chiara. In quegli anni all'”Avanti!” ero semplice praticante, e ancora la memoria non mi difetta.
Andrebbe recuperato un volume pubblicato da Franco Angeli, “Testimone scomodo”, una raccolta di suoi scritti dal 1975 al 1980. Ci sono le testimonianze di Enzo Biagi, Pierre Carniti, Nando Dalla Chiesa, Marco Cianca, Matteo Matteotti, Arrigo Petacco, Sergio Turone, Leo Valiani. E tanti articoli di Tobagi. Anche quello che, chissà, ne segna la condanna a morte, del 20 aprile 1980, “Non sono samurai invincibili”.
Un pensiero commosso a Benedetta Tobagi, la figlia: sono sicuro che sorriderebbe contento per quello che fa, per come lo fa.