La storia a volte è fatta da incredibili contrapposti. Non volevo morire così. Ventotene e Santo Stefano sono due minuscole isole del Mare Tirreno a largo delle coste della Campania e del Lazio. Adesso sono due incantati paradisi ambientali frequentati da pochi fortunati, privilegiati turisti; per duemila anni sono state delle tetre isole-prigioni per carcerati politici e criminali comuni.
Lì gli imperatori romani cominciarono a confinare temuti nemici e malfattori, quindi la tradizione questurina proseguì con i monarchi borbonici, con i re Savoia, con la dittatura fascista e con la Repubblica Italiana. Non volevo morire così, il libro scritto da Pier Vittorio Buffa, editore Nutrimenti, racconta la storia della vita dolorosa di tanti prigionieri, molti morti lì. Alcuni, segregati dal fascismo, hanno costruito l’Italia e l’Europa democratica di oggi «ma -come precisa un comunicato stampa- non hanno potuto vedere il frutto del loro sacrificio».
Il Manifesto per un’Europa libera e unita, più noto come Manifesto di Ventotene, fu scritto nel 1941 dagli antifascisti internati sull’isola Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi con la collaborazione di Eugenio Colorni, poi ucciso da una banda di fascisti a Roma. Da quel progetto utopico nacque un’Europa libera e di pace sempre più integrata e unita: Ceca, Mec, Cee, Ue. Non sono mancati e non mancano certo i problemi e i ricorrenti egoismi nazionali dei paesi più forti incubatori di nazionalismi (ora declinati nella versione di sovranismo), ma da oltre 70 anni tacciono i cannoni tra Regno Unito, Francia, Spagna, Germania e Italia, nazioni nemiche per secoli.
A Ventotene è cresciuta la pianticella della democrazia italiana come del resto a Ponza. Nell’isola di Ponza, a pochi chilometri da Ventotene, fu confinato assieme a tanti altri antifascisti Pietro Nenni, uno dei grandi protagonisti della lotta contro la dittatura e tra i fondatori della Repubblica Italiana. Nenni ha ricordato nei suoi diari i giorni di prigionia a Ponza. Il 26 luglio 1943 annotò subito dopo la caduta del regime fascista: «Un avvenimento incredibile. Mussolini si è “dimesso” o, cosa più probabile, è stato dimesso». Poi, fatto impensabile, anche Benito Mussolini finì confinato dal governo Badoglio a Ponza. Il leader storico del Psi scrisse il 28 luglio: «Dalla finestra della mia stanza, col cannocchiale, ora vedo distintamente Mussolini: è anch’egli alla finestra, in maniche di camicia e si passa nervosamente il fazzoletto sulla fronte». Nenni si lascia andare ai ricordi di quando ancora Mussolini non era il duce del fascismo, ma un rivoluzionario socialista: «Scherzi del destino! Trenta anni fa eravamo in carcere assieme, legati da una amicizia che pareva dover sfidare il tempo e le tempeste…Oggi eccoci entrambi confinati nella stessa isola».
Alle volte la storia ci riserva delle sorprese imprevedibili. Adesso, nel 2020, l’anno terrificante del Coronavirus, l’Unione europea sembrava alla deriva degli egoismi nazionali, sembrava destinata a naufragare sugli scogli di opposti interessi particolari. Invece si è aperta una prospettiva di rilancio dell’unità della Ue. Certo non si tratta solo di ideali di solidarietà: Angela Merkel sta facendo capire ai tedeschi che la bancarotta dell’euro e dei paesi più deboli (come Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Grecia) porterebbe anche la Germania al rischio collasso. In sintesi: c’è una convergenza d’interessi ad aiutare i paesi più fragili del Sud Europa, pagando anche qualche prezzo economico. La cancelliera tedesca non ha esitato a compiere questo passo anche scaricando le tradizionali nazioni alleate del Nord Europa (Austria, Olanda, Danimarca, Finlandia, Svezia). Certo l’emergenza Covid-19 non è finita, sta ancora causando disastri umani, sociali ed economici. Ma almeno si è accesa una luce nel buio.
Non volevo morire così racconta un doloroso e coraggioso passato, una chiave di lettura preziosa per capire le conquiste democratiche, sociali e civili del presente messe in forse da mille crisi a cascata.