A Luigi Di Maio va sempre peggio. L’ha mollato anche Steve Bannon, l’ideologo del sovranismo americano. L’ex stratega di Donald Trump è sconsolato: Di Maio e i cinquestelle «hanno ceduto al Partito comunista cinese, a una dittatura totalitaria, per i soldi».
Il giornalista statunitense scommette ancora sull’Italia per la rivoluzione sovranista-populista in Europa, però, ora sembra puntare solo su Matteo Salvini, non più sul tandem grillo-leghista. Eppure appena due anni fa fu uno dei principali sponsor del governo tra i due populismi sovranisti.
Nacque il governo Conte uno composto dal M5S e dalla Lega, Di Maio e Salvini erano le due colonne come vice presidenti del Consiglio. Fu l’apoteosi per l’allora capo politico dei cinquestelle e per il segretario leghista. Al primo andarono anche due dicasteri: Sviluppo economico e Lavoro, al secondo il ministero dell’Interno.
Da allora però, per Di Maio, andò di male in peggio: nel governo giallo-verde subì l’egemonia di Salvini, nelle elezioni europee dimezzò i voti al 17% divorati dal segretario leghista. Con la crisi del governo Conte uno perse la vice presidenza del Consiglio e i suoi due ministeri economici, con la raffica di disfatte nelle varie amministrative disse addio all’incarico di capo politico dei pentastellati.
Nel governo Conte due, quello con il Pd di Zingaretti, ha spuntato un solo ministero sia pure di grande rilevanza: la Farnesina. Ma durante la tragedia del Coronavirus ha incassato ben pochi risultati: paesi europei come l’Austria hanno chiuso i confini con l’Italia, per gli aiuti della Ue il protagonista è stato Giuseppe Conte, nella guerra civile in Libia hanno dettato legge Turchia e Russia.
C’è poi il turismo paralizzato. Di Maio corteggia Cina, Russia e Germania, paesi visti con avversione da Bannon e da Trump. Spera nell’arrivo di vacanzieri in Italia. Spera, forse, di poter riconquistare la guida dei grillini. Spera…