Ci sono tanti tipi di hacker, uno dei più famosi è Anonymous. Sono super esperti di comunicazione pirata su Internet, imperversano nella Rete. Praticano lo spionaggio industriale, oppure propagano false notizie nella lotta a colpi bassi tra superpotenze (in primo luogo tra Stati Uniti, Russia e Cina) oppure esercitano una sorta di “guerriglia telematica” in caso di gravi scontri razziali, sociali, politici. Possono anche bloccare siti istituzionali. Di qui la necessità per i governi e le grandi imprese di vigilare sulla sicurezza informatica su Internet. Paolo Poletti, presidente di Sicuritalia, ex generale della Guardia di finanza, ex vicedirettore dei servizi segreti per la sicurezza interna, ha parlato di questi problemi al Tg3 Post e, in particolare, di Anonymous.
«Ad oggi non esiste il rischio di una “cyber-guerra”, ma ci sono due tendenze che vanno considerate: circa la prima, assistiamo negli Stati Uniti a una serie di attacchi che “Anonymous” muove alle istituzioni come risposta agli episodi di razzismo da parte della polizia. “Anonymous” è presente anche nel nostro Paese, così come lo è in tutto il mondo; non è un’organizzazione, ma bensì una costellazione di attivisti telematici.
«Prendono il nome da una maschera che ricorda Guy Fawkes, un inglese che nel 1605 tentò di bruciare la Camera dei Lord e che è entrata nell’immaginario collettivo dal 2006 con il film V per Vendetta. Il loro temi sono l’anticapitalismo, la tutela dei beni pubblici, l’antimilitarismo, l’antiautoritarismo e l’ambiente. Oggi si sono inseriti nelle proteste americane che sono in linea con la loro visione. Anonymous è catalogato tra gli “hacktivist” ovvero gli attivisti telematici, antagonisti che, a differenza di coloro che nelle manifestazioni di piazza compiono gesti violenti verso i simboli dei loro temi di lotta, compiono azioni di disturbo telematico nei confronti degli stessi obiettivi.
«È molto difficile che strutturino in un partito, anzi lo ritengo improbabile; il rischio vero è quello della “frattura sociale”, perché nella soluzione di continuità che si crea risulta difficile controllare le derive anche di questi movimenti anche destrutturati. Prendiamo gli Stati Uniti: fin dagli anni della moderata presidenza Obama, abbiamo assistito, stranamente, ad una radicalizzazione delle posizioni politiche ed all’acuirsi delle disparità sociali: questo ha portato ad una “frattura”
che è terreno fertile per movimenti come Anonymous, Antifa, come le opposte organizzazioni suprematiste. Da noi, la stagione post-covid, se non ben gestita nei prevedibili problemi di tipo economico e sociale, potrebbe portare ad una “frattura sociale” e ad azioni sicuramente violente, ma anche a fenomeni di imbarbarimento delle relazioni. La seconda tendenza è in qualche modo collegata: in un mondo in recessione, il rapido miglioramento del know-how aziendale diventa cruciale in una competizione più aspra. I fenomeni di hackeraggio tendenti al “furto” di dati per ottenere vantaggi competitivi illeciti, potrebbero diventare più sofisticati e diffusi».