Nella mitologia della Grecia antica la Sfinge era un animale mostruoso e temibile. Divorava i viandanti incapaci di rispondere ai suoi enigmi. Roberto Gualtieri non pone domande enigmatiche ma pronuncia dichiarazioni enigmatiche.
Il ministro dell’Economia ha annunciato l’ennesima lotta all’enorme evasione fiscale. Ha indicato «la digitalizzazione dei pagamenti», bancomat e carte di credito in prima fila, per «combattere un’evasione fiscale che è oltre 120 miliardi di euro l’anno».
E fin qui ci siamo, è stato chiaro. Poi però ha precisato: «Non abbiamo in programma una specifica tassa patrimoniale». E qui cominciano gli enigmi e le apprensioni. Alcuni giornali hanno titolato sul no alla patrimoniale, ma Gualtieri esclude «una specifica tassa patrimoniale». La differenza non è poca. L’enigma resta sulla possibile, ennesima botta ai contribuenti suonati dalla valanga dei tributi e dalla crisi economica portata dal Coronavirus.
Il contribuente tartassato, quello che non vuole o non può sfuggire alla mano pesantissima del fisco italiano, però pensa e spera nel taglio delle tesse più volte promesso dal governo giallo-rosso. Tuttavia Gualtieri non parla di una riduzione dei tributi. Si è limitato a delineare «una riforma del fisco che semplifichi e difenda la progressività delle imposte». La frase è contorta ma emerge un fatto: il ministro vuole una riforma «che semplifichi e difenda la progressività delle imposte», manca l’obiettivo della riduzione. Anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte agli Stati Generali organizzati dal governo per la «Rinascita dell’Italia» ha parlato solo di riforma fiscale e non più, come in precedenza, di una forte diminuzione delle imposte.
A questo punto servirebbe il sagace Edipo: nella mitologia greca diede la risposta giusta alla Sfinge e il mostro per la disperazione si gettò in un baratro, uccidendosi. L’enigma tasse di Gualtieri invece rimane: forse caleranno, forse no.