Strane le coincidenze nell’era del Coronavirus. Andrea Orlando è di nuovo in quarantena. Il vice segretario del Pd ha annunciato su Facebook di aver viaggiato in aereo assieme a una persona positiva al Covid-19 così dovrà «osservare per questo alcuni giorni di isolamento». Per Orlando non è esattamente una novità, la disavventura gli era capitata già lo scorso marzo: «Non sono esattamente entusiasta di questa ulteriore quarantena».
A Nicola Zingaretti è andata molto peggio. Il segretario del Pd, sempre a marzo, si era ammalato. Una volta guarito, i primi di aprile aveva raccontato agli spettatori Rai di Fabio Fazio: «Ora sto bene, ho passato il tunnel…Sono stato in isolamento a casa mia per 22 giorni nella mia camera, per cinque o sei giorni percepisci che può accadere di tutto».
I giornali e le televisioni hanno riportato ampiamente le dichiarazioni di Zingaretti e di Orlando mentre in altre occasioni, su delle iniziative politiche del Pd, i mezzi d’informazione hanno prestato poca o nulla attenzione alle loro parole. In sintesi: il Partito democratico faceva e fa poca notizia. In genere nei notiziari va dietro al governo, al Movimento 5 stelle (alleato di maggioranza), alla Lega (all’opposizione). Zingaretti e Orlando sono oscurati da Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Beppe Grillo, Matteo Salvini, Giorgia Meloni. Sono oscurati perfino dai declinanti Silvio Berlusconi e Matteo Renzi.
Qualcosa non funziona. Zingaretti, quando si stava per formare il governo Conte due, chiese «discontinuità» con il Conte uno composto da grillini e leghisti. Anzi chiese di «cambiare tutto» mettendo al primo posto l’uguaglianza, il lavoro, i diritti, l’Europa, il riformismo contro il populismo autoritario della destra. Parlò anche della necessità della «realizzazione di un nuovo Pd». Lasciò la porta aperta perfino all’ipotesi di cambiare nome al partito. Ma nel governo e nel partito, tranne la scissione di Renzi, cambiò ben poco.
Non è mai decollato un Pd riformista in grado di contrapporsi al populismo leghista e grillino. Così anche il consenso popolare non crebbe e non cresce, Zingaretti non riuscì e non riesce ad intercettare la valanga di voti degli elettori di sinistra delusi dai cinquestelle.
Il Coronavirus a febbraio è piombato con una devastante mazzata anche sull’Italia. Zingaretti per la ricostruzione del paese ha chiesto «un nuovo modello di sviluppo». Però il segretario del Pd non ha precisato né come, né puntando su quali settori, né in favore di chi e di cosa. Non c’è un progetto per cambiare la società italiana sempre più povera, depressa e classista. Così il Pd è finito in quarantena. Più esattamente: fa notizia solo quando va in quarantena.