«Cercasi segretario, con identità politica chiara, capace di visione e di proposte concrete per il Paese». A suggerire un annuncio del genere, non è un politico di professione, ma Giorgio Gori, attuale sindaco Pd di Bergamo, con un lungo passato ai vertici delle televisioni di Berlusconi.
E che cosa è l’attacco di Gori a Zingaretti se non la richiesta di mettersi a cercare un leader all’altezza? Secondo il sindaco di Bergamo «il partito sta perdendo identità». E serve «subito un congresso per eleggere un nuovo segretario, perché in autunno potrebbe essere troppo tardi». Già, perché l’election day di settembre per le regionali coinvolgerà un terzo degli italiani e intanto il Pd resta pericolosamente inchiodato tra il 19 e il 20 per cento, non riesce ad intercettare i voti perduti dai Cinquestelle e il gruppo dirigente non sembra avere altro orizzonte oltre quello del Pd.
Naturalmente la proposta di anticipare il congresso previsto per dicembre è stata subito respinta dallo stato maggiore del Pd che ha blindato Zingaretti, accusando Gori di aiutare “i sovranisti” e sostenendo che questo non è il momento per fare un congresso.
Il problema è che del segretario Zingaretti è difficile ricordare una proposta concreta. Fino ad ora ha preferito limitarsi ai titoli: ambiente, lavoro, scuola, e via elencando. Schiacciati tra i veti del M5S, che issa le sue bandiere per evitare l’estinzione e il protagonismo mediatico del premier Conte, i dem appaiono chiaramente in difficoltà.
E se il segretario del Pd preferisce liquidare Gori con una dichiarazione ecumenica: «Adesso dobbiamo dobbiamo pensare insieme a come salvare l’Italia», l’ex dem Carlo Calenda, fondatore di Azione, lo apostrofa con un ironico: «Zingaretti di’ qualcosa. Anche non di sinistra. Purché sia qualcosa…».